14/05/13

primarie di coalizione o congresso?

Esco ancora una volta sconvolto dalla Direzione regionale (di cui non faccio parte). Ho ascoltato quasi tutti gli interventi e più il tempo passa e più mi accorgo chi può far politica per i prossimi anni e invece chi secondo me dovrebbe limitarsi a una chiacchierata da bar.
Non è una questione di rottamazione ma di mancanza di sintonia con il mondo reale. Ormai è un'ovvietà e me ne dispiace molto.

Si continua ad attaccare Civati perché ha votato quattro volte su sei contro la decisione del partito. Io mi chiedo ancora come è possibile che con un elettorato spaccato Civati (ma anche qualcun altro) rappresenta metà elettorato da solo.
Perché siamo ancora fermi a Marini - Rodotà - Prodi - Napolitano. Perché c'è chi aggiornava in diretta cosa accadeva tra il Capranica e Montecitorio, eppure c'è chi viene dopo giorni e giorni a raccontare tutt'altra storia come se fossimo stupidi cretini creduloni.
Siamo stati noi ad abituarli così, a credere a tutto ciò che ci raccontano.
C'è chi racconta che il golpe a Prodi è uguale a quello per Marini. Che il nostro partito funziona a maggioranza e che bisogna piegarsi al volere del partito. Io vorrei sapere di che partito si parla, se è quello che abbiamo votato o quello che prima vota e poi porta le discussioni nelle sedi di partito. Ma di questa vicenda ne ho parlato giorni fa e ne abbiamo parlato per troppi giorni.

Si è parlato anche di web e di politica sul web. E questo tema porta il partito a spaccarsi su conservatori e innovatori, tra chi sarà in grado di fare politica nei prossimi decenni e chi si fermerà entro le prossime due elezioni. La stranezza è che a lamentarsi del social network è chi ci sta sui social e non li usa per niente bene. A lamentarsi è chi apre la propria pagina politica solo in campagna elettorale. A lamentarsi è chi vede rischiare il proprio posto nelle istituzioni perché ha capito che più avanzano i nuovi strumenti di comunicazione e di partecipazione e più si sentono fuori dai giochi. Conservatori, appunto. Chi pensa che non si debba fare politica sul web è un folle, ma se ne accorgerà quando sbatterà il muso e non penso dobbiamo aspettare tanto tempo per questo.

Poi c'è il tema dei temi, prima congresso regionale o primarie per il candidato governatore?
Secondo molti, là dentro, è il caso di fare prima le primarie e scegliere la leadership che ci porterà alle elezioni regionali perché non siamo in grado di affrontare un congresso, ci sarebbe un bagno di sangue. E che la Sardegna e i sardi vengono prima del partito.
Sono solo io a pensare che queste primarie si trasformeranno in un congresso? Perché la mia paura è che ci sarà un bagno di sangue davanti ai sardi mettendo a rischio il risultato elettorale al costo di far vincere il proprio leader. Anche questa volta le correnti prevarranno e vedremmo quanto visto a Roma, prima le correnti e poi il partito.

Questo è lo stesso partito che ha visto nove consigliere regionali attraversare un paio di volte il Tirreno per andare a chiedere al segretario nazionale le dimissioni del segretario regionale. E' quel gruppo regionale che ha messo in discussione la tenuta dello stesso gruppo in un'istituzione per problemi interni di partito.
Io mai crederò che questi dirigenti siano disposti alla pace per favorire il percorso delle elezioni, e anche se questa pace avvenisse sarebbe roba di facciata che imploderà entro i primi 60 giorni in consiglio regionale. Li conosco i nostri polli.

E stranamente trovo la maggioranza che sostiene il segretario diversa, è di nuovo quella congressuale e non più quella di Marzo 2011. Quella del documento che prevedeva la conferenza programmatica (di cui ci sarà presto la chiusura) e del partito sardo federato. Perché ci sono anche maggioranze e maggioranze, quelle sui temi e quelle d'occasione per la pole position.

Io preferisco che il bagno di sangue avvenga prima delle elezioni e delle primarie per il candidato governatore, e lo dico proprio a tutela dei sardi. Perché quelle primarie saranno una resa di conti se prima non si fa' un congresso (aperto, apertissimo) e si federa il partito sardo con quello nazionale. La pace di facciata è una bomba ad orologeria dove l'ora dell'esplosione la conoscono in pochi ma travolge tutti.

Perché se poi ci pensate bene a decidere programma e alleati saranno gli organismi dirigenti eletti quattro anni fa, che in politica diventano venti anni, e che sono già giunti alla scadenza del mandato. Lo dico francamente, a parer mio stiamo sbagliando tutto.

09/05/13

Il pianto del nove maggio.

Da una decina di anni, il nove maggio guardo la scena finale del film che racconta Peppino Impastato, Cento Passi.
Una scena che ogni volta mi provoca il pianto. Il pianto per un uomo che ha lottato contro la mafia, un uomo che ha riempito quel silenzio di tante voci. Il pugno chiuso verso il cielo e le rose rosse che volano. Le lacrime della madre e dietro migliaia di persone, tanti giovani. Le parole, quelle parole che in un funerale non sentiresti mai ma che in quel funerale lo hanno accompagnato.

Peppino è vivo e lotta insieme a noi, le sue idee non moriranno mai.

E oggi più penso a come siamo messi e più mi verrebbe voglia di piangere. Perché non è normale fare un minuto di silenzio per chi sino al 1980 ha avuto rapporti con la mafia. Non è normale piangere un uomo che nel 1978 aveva sicuramente rapporti con chi ha ucciso Peppino Impastato che deve ricordarci ogni giorno perché siamo uomini di sinistra.

Piango perché oggi siamo alleati di un partito fondato da un mafioso, Marcello Dell'Utri. Piango perché politici di sinistra sono collusi con la mafia. E mi chiedo se quelle idee sono ancora vive.

Ma d'altronde sono un irresponsabile, che si commuove a guardare un funerale del 1978.

08/05/13

Congresso, Web e Governo.












Si è concluso il primo tempo dell'assemblea regionale del Partito Democratico della Sardegna, Venerdì la presidente fischierà il secondo tempo.

Dalla discussione emergono tre concetti a larga maggioranza:

  • maggiore attenzione a quello che si scrive sul web.
  • il governo Letta è una necessità e non c'erano alternative.
  • meglio rinviare il congresso a dopo le elezioni regionali.
Come in questo caso, non avendo diritto di parola negli organismi dirigenti e avendo un parere, non abbiamo altro spazio se non il web per esternare pensieri e opinioni. Non accetto le parole dette in assemblea, l'organismo è formato da dirigenti eletti in un'altra era politica. Non accetto quelle critiche da chi il web lo usa solo in campagna elettorale e soprattutto da chi aveva aspramente criticato Gian Valerio Sanna qualche anno fa quando se la prese con i blogger. Anzi, i blogger erano stati strumentalizzati contro Sanna. 

Il governo Letta è una necessità se risolvesse quelle emergenze e se avesse una data di scadenza. Ma come ho scritto qui le alternative c'erano. Eccome.

Lo statuto mi pare parli chiaro e la data del congresso è già stata superata. Vogliono modificare ancora le regole perché le regionali sono tra un anno, ma se si è optato per quattro anni di mandato della dirigenza un motivo ci sarà. E quel motivo è la causa, che vede i dirigenti impegnati in un tentativo di rinvio delle date congressuali. 
Ci sono abbastanza motivi per cui si dovrebbe svolgere un congresso. Ma pensano di risolvere tutto con una spartizione di candidature pensando di riappacificare le diatribe tra le varie anime. Metodo che non ha funzionato mai in passato e che non capisco perché dovrebbe funzionare proprio ora. I nodi da sciogliere sono troppi e quale miglior occasione di un congresso per scioglierli? Invece si preferisce rinviare tutto a dopo le regionali in modo che quei problemi interni diventino discussione politica nell'istituzione Regione, anziché porre rimedio ai danni causati da Cappellacci. 

Serve il PD sardo, rinnovato nelle idee e nelle persone. Quindi un congresso. Non un Metodo Cencelli anche in Sardegna.
Servono spazi di confronto più ampi e inclusivi.

P.s.: sarebbe opportuno inserire una regola che vieti al segretario eletto di partecipare alle primarie come candidato governatore.

06/05/13

#ètuttacolpadelweb 10 consigli non richiesti.

Sembra che la dirigenza del PD abbia individuato il responsabile della catastrofe economica mondiale, dell'abisso del Partito Democratico e dell'apocalisse dell'era bersaniana: il web.

Perché è tutta colpa del web, di Facebook, di Twitter, delle note, delle interviste e anche di Farmville. Beh, anche Youporn ha le sue responsabilità, per carità.

Allora vorrei dirvi dieci cose, dieci. Così ci riflettete.
  1. Il popolo del web non esiste. Esiste un popolo, quello che vota, che fa uso dei social network.
  2. Il web è una minoranza, ma è destinata a diventare maggioranza o a estinguersi? 
  3. Il web non si usa solo in campagna elettorale, si usa anche in campagna elettorale.
  4. Si parla sul web perché non ci sono altri spazi di discussione. Createli.
  5. Criticare il web sul web è un po' come andare a urlare froci di merda ad un gay pride.
  6. Per sentirsi 2.0 non basta scrivere, bisogna soprattutto leggere e interloquire.
  7. Se quello che vi scriviamo sul web ve lo mandiamo per posta, critichiamo le poste italiane?
  8. I politici che non sanno usare i social (vedi punto 6) finiranno la loro carriera politica al prossimo voto, più o meno.
  9. Chi critica il web sono gli stessi che hanno una pagina fans. 
  10. A quelli del PD: avessimo diritto di parola negli organismi dirigenti non avremmo problemi a dire quello che scriviamo.
Vi regalo l'undicesimo, rileggete questi dieci punti dieci volte. 

02/05/13

Il PD non ha ancora capito perché ha perso.

"Se avessimo i siti adatti, perché dire no al nucleare?" Lo chiede il ministro Zanonato. La risposta è ovvia, Zanonato. C'è stato un referendum con un'altissima affluenza e con un risultato plebiscitario che dice un chiarissimo NO al nucleare.

Questa affermazione ha un significato molto più profondo, ossia la distanza tra politica e cittadini. La causa maggiore della sconfitta del centrosinistra alle politiche non è ancora stata riconosciuta e di conseguenza debellata. Perché errori in campagna elettorale ce ne sono stati tantissimi, perché anche aver sostenuto il governo Monti ha spostato molti voti ad altre forze politiche e movimentistiche. Ma nessuno di noi, e mi ci metto di mezzo anche io, si è accorto di ciò che accadeva in tutta Italia, a partire proprio dai referendum.

Quei referendum mezzo snobbati, dove il PD aveva posizioni ambigue. Quei referendum che hanno permesso la nascita di comitati in tutta Italia che non hanno avuto ascolto dal Partito Democratico. Lì nacque tutto, ma non se ne sono ancora accorti e Zanonato è la chiara immagine di questa mancanza. E questa volta io non mi ci metto in mezzo, però.

Cartoline per il parroco di Lotzorai.




di Paolo Sau

di Mirko Solinas


di Paolo Sau


Tre cartoline per don Loi che pone il problema del "ministro nero", dice che non dobbiamo mischiare le razze. Sapessi come è bello mischiarsi, tra esseri umani.




29/04/13

Il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria

Nella giornata di ieri, mentre si riunivano a Perugia le migliori penne giornalistiche al Festival Internazionale del Giornalismo e a Roma giurava il nuovo governo, un pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria con rapporti con la 'ndragheta, sparava sette - otto colpi di pistola a due carabinieri.

Quanto accaduto ieri è la diapositiva di un fallimento totale del giornalismo e della politica. Il giornalismo italiano è quello delle grandi sfide a chi lancia prima la notizia, anche se la notizia è totalmente sballata. La politica è quella del fallimento dei governi berlusconiani e dell'austerità montiana confluite in un governo delle larghe intese dove ne fa parte anche il Partito Democratico che non è riuscito a portare il cambiamento chiesto dall'Italia.

Mentre ascoltavo la diretta pensavo che se i migliori giornalisti stavano a Perugia significa che a lavorare ci stavano i peggiori. Non voglio fare luoghi comuni sul giornalismo ma o si accorgono che l'unico primato che serve in questo campo è la correttezza della notizia oppure la credibilità continuerà a sprofondare nell'abisso.

Gli hanno dato del pazzo, del malato mentale, senza conoscerlo. Nessuno sapeva chi fosse, eppure era già etichettato come pazzo. Ma appena si viene a sapere che è calabrese, una giornalista di La7 aggiunge che venendo da quei posti è sicuramente infiltrato con la 'ndragheta. In quella donna si è manifestato tutto l'antigiornalismo. Il più facile dei luoghi comuni, la sconfitta morale di un territorio che prova a debellare questo male. Secondo la giornalista, quindi, tutti i sardi sono dell'Anonima Sarda? Tutti i siciliani sono mafiosi? Secondo lei tutti i politici sono ladri? Tutti i preti pedofili? E non penso che questa volta le scuse ufficiali basterebbero. No, per nulla.

Ma il fondo è stato toccato quando hanno pensato bene di intervistare il figlio del pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria. Puro sciacallaggio.

Non bastassero gli sconvolgenti commenti giornalistici, ci sono anche quelli politici.
Pura propaganda di alcuni, altri sgomentati dall'accaduto, altri meravigliati, c'è persino chi si scopre paladino della pace per un giorno.
Non c'è da rimanere meravigliati per un gesto che doveva colpire la politica e non l'arma dei carabinieri. Un gesto del genere si temeva da mesi. Davanti a un'Italia stremata dalle politiche fallimentari berlusconiane e quelle dell'austerità e del rigore del governo Monti. Un'Italia in ginocchio che ha perso le speranze di un futuro. La disoccupazione che cresce col passare del tempo, le chiusure di aziende ed esercizi commerciali vengono conteggiate al minuto, gli esodati e i pensionati che arrivano alla prima quindicina del mese.
Quei eroici paladini della pace per un giorno hanno dell'incredibile. Beppe Grillo che dice di ripudiare ogni forma di violenza ma nessuno dimentica le sue parole di odio e di violenza verso i politici. E il male è che non si tratta di una voce isolata. Ne ho sentiti tanti dire che quel pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha sbagliato mira, che sarebbe dovuto entrare dentro il palazzo a sparare. Li ho sentiti e li ho letti. O bastava fare un giro nella home di Facebook per capire che quanto successo non fosse nulla di grave, che l'infortunio di Zanetti è un dispiacere molto più grande.

Ma è facile prendersela con Grillo. Tutti dimenticano, sicuramente fanno finta di dimenticare, che Grillo è la conseguenza di quella pessima politica che ci ha accompagnato negli ultimi anni. Che Grillo non ha messo l'Imu, non ha aumentato le tasse, non ha rubato in politica. No.
Quel gesto condanna fermamente chi la politica l'ha fatta in questi anni. Perché il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha deciso che quella pistola prima doveva ammazzare qualcun altro, non si è comportato come tutti gli altri suicida.

Mai avrei immaginato che Alemanno, condannato a otto mesi di carcere per lancio di molotov all'ambasciata russa, denunciasse l'accaduto. La destra italiana insorge perché le vittime di questo attentato sono due carabinieri. La destra italiana dimentica l'odio predicato a ogni comizio elettorale. E quando parlo di destra italiana non dimentico di certo la Lega. E si pensi che il ministro dell'Interno è colui che ha guidato la truppa di parlamentari del PDL a manifestare sotto il tribunale di Milano.

Non giustifico quel gesto perché la violenza e le armi hanno sempre torto. Ma sarebbe il caso che ognuno si facesse un esame di coscienza. Giornalisti che fanno a sfida a chi lo dice prima, politici che votano guardando il dito e non la luna, politici e comici che l'odio e la violenza li hanno sempre diffusi e mai osteggiati.

E la risposta della politica non è sufficiente. Quel governo delle larghe intese mai affronterà temi come la corruzione e l'evasione fiscale che impediscono la crescita economica, mai sogneranno di dare diritti a chi li deve avere e questo impedisce la civilizzazione della società. Il governissimo non è altro che il proseguo del governo dell'austerità e del rigore con persone meno competenti perché l'anno scorso nella precedente legislatura c'erano gli stessi attori, protagonisti e comparse. Non sono queste le risposte che il Paese attende. 

27/04/13

Quirinale e Governo. Il mio intervento di oggi.


Buonasera a tutti.
Ringrazio Siro per averci dato questa opportunità di confronto e mi auguro che questo sia solo l’inizio perché abbiamo necessità di confrontarci più spesso. Così portiamo fuori da facebook un confronto cercando di renderlo più costruttivo.

Mi sento molto imbarazzato ad intervenire oggi in questo incontro. Sono molto amareggiato e deluso per le scelte fate da un gruppo dirigente nazionale da cui mi sento in questo momento distante. Ho sentito l’esigenza di scusarmi  con coloro ai quali ho chiesto il voto per il PD, e l’ho fatto al posto vostro. Forse non avete il coraggio o forse siete convinti di essere dalla parte della ragione, e questo conferma il fatto che non siate in sintonia con l’elettorato e tutto ciò non mi meraviglia considerati i comportamenti che hanno portato alle scelte di questi giorni.

Facendo qualche passo indietro e parlando solo della questione del Quirinale di errori ne avete commesso talmente tanti che non sono riuscito neanche a trovare un film da citare dove il protagonista le prova  tutte per passare a miglior vita. Un suicidio in piena regola.

Mentre gli iscritti del Movimento Cinque Stelle hanno votato un uomo di sinistra, Bersani accompagnato dal suo fans club andava da Berlusconi, Monti e Maroni a trattare sul Presidente della Repubblica. Niente di strano, se non fosse che siamo in un’era politica rivoluzionaria e se non si fossero dimenticati di incontrare i grillini come ha detto il capogruppo Zanda.

Far scegliere a Berlusconi il nome su una rosa di nomi decisa dai capi corrente del partito, peggio di così non si poteva fare. Né una discussione nel partito, né una discussione all’interno dei gruppi parlamentari. Li abbiamo sfottuti i grillini, però loro sono e rimangono in sintonia con i propri elettori. Voi invece nemmeno li consultate, o ascoltate. Perché a chiedere Rodotà erano in tanti del PD, e hanno avuto la sfortuna di scriverlo su Facebook. Perché adesso il problema è facebook, ma se avessimo mandato una raccomandata con ricevuta di ritorno il problema diventano le poste italiane? O se vi avessimo telefonato il problema sono i cellulari? Fatemi capire. Su facebook ci sono gli stessi che vi hanno votato, che vi hanno fatto la campagna elettorale e ci sono gli stessi che fanno parte degli organismi dirigenti.

Il problema non è Franco Marini che personalmente stimo. Il problema è il metodo, ossia cercare il Presidente con il PDL perché quel Presidente avrebbe dovuto fare il governo dalle larghe intese. E quando Grillo ha messo sul piatto l’appoggio al governo PD l’ha fatto pubblicamente, Berlusconi privatamente ma la posta in palio era la stessa. E non mi pare che il nostro elettorato, ancora una volta inascoltato, preferisca Berlusconi a Grillo. Anzi. Nonostante in 90 abbiano detto no a Marini avete portato lo stesso Marini al voto. Il segretario Bersani ritengo abbia sbagliato completamente il metodo di confronto e di proposta, avrebbe potuto evitare molti malumori e la brutta figura al partito portando in discussione in assemblea tutti e tre i nomi (Marini Rodotà e Prodi) e fare una votazione dove il partito si sarebbe potuto unire sul nome scelto a maggioranza.
Non voglio assolvere i grillini dalle loro irresponsabilità perché ne hanno da vendere.

Andando avanti nella crono storia, viene avanzata la candidatura del padre fondatore e unico uomo ad aver sconfitto per ben due volte Berlusconi, Romano Prodi. Accolto con una standing ovation, impallinato da 101 franchi tiratori. Tutto questo perché c’era il rischio che i grillini convergessero alla quinta chiama su Prodi e quindi sarebbe saltato l’accordo con Berlusconi. Ma gli stessi traditori non si limitati a non votare Prodi, hanno rafforzato la posizione dei grillini votando Rodotà e quella di Monti votando la Cancellieri. Chi ha organizzato tutto devo ammettere che è stato geniale.

Alla fine trovate l’accordo con il PDL su Napolitano e sulle larghe intese. Perché dire no a Napolitano sarebbe stato difficile per tutti, sarebbe stata una sfiducia al Presidente ancora in carica. Un altro colpo strategico da applausi. Ora, i 101 traditori hanno vinto ottenendo Napolitano e le larghe intese, si possono conoscere i nomi o non hanno nemmeno il coraggio di uscire allo scoperto?

Bersani e tutta la segreteria si dimettono, tranne Enrico Letta che non si sente responsabile di tutto l’accaduto. E visti i buoni rapporti con il PDL, anche per questioni familiari, reputo senza indugio i lettiani facenti parte della carica dei 101. Essendo la carica più alta del partito, avendo buonissimi rapporti con Monti e Berlusconi, Napolitano gli conferisce l’incarico di formare un governo con chi abbiamo sempre combattuto. E mentre abbiamo impedito a Bersani a inizio legislatura di percorrere questa strada che sta percorrendo Letta, abbiamo anche confermato quella famosa formula del PDmenoL e dell’inciucio. Come se non bastasse aver rivoltato come un calzino il risultato elettorale delle primarie, Enrico Letta lo possiamo ricordare anche per alcune dichiarazioni pubbliche come “meglio un voto a Berlusconi che a Grillo”, “Silvio Berlusconi è un uomo che stimo”.
Inoltre:
«Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile» (Enrico Letta, 8 aprile 2013).
«I contrasti aspri tra le forze politiche rendono non idoneo un governissimo con forze politiche tradizionali» (Enrico Letta, 29 marzo 2013).«Non sono praticabili né credibili in nessuna forma accordi di governo fra noi e la destra berlusconiana» (Pier Luigi Bersani, 6 marzo 2013)
«Se si pensa di ovviare con maggioranze dove io dovrei stare con Berlusconi, si sbagliano. Nel caso io, e penso anche il Pd, ci riposiamo» ( Pierluigi Bersani, 2 ottobre 2012).
«Non si può riproporre qui una grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano» (Dario Franceschini, 23 aprile 2013).
«Serve un governo del cambiamento che possa dare risposta ai grandi problemi dell'Italia. Nessun governissimo Pd-Pdl» (Roberto Speranza, 8 aprile 2013).
«Non dobbiamo avere paura di confrontarci con gli altri, ma non significa fare un governo con ministri del Pd e del Pdl. La prospettiva non è una formula politicista come il governissimo, è quel governo di cambiamento di cui l'Italia ha bisogno» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).
«Serve un governo di cambiamento vero ed è impensabile farlo con chi in questi anni ha sempre dimostrato di avere idee opposte alle nostre» (Fausto Raciti, 14 aprile 2013).

Quando un politico dice che non ci sono altre soluzioni allora sarebbe il caso che abbandonasse la politica perché nella politica ci sono sempre soluzioni, diciamo che questa è quella più comoda.

A noi elettori ci avete fatto firmare un patto, la carta di intenti. L’avete tradita, avete cambiato idea e linea politica in una settimana. Avete distrutto l’alleanza con il centro sinistra, abbiamo Napolitano segretario perché gli avete dato carta bianca e Letta premier. Letta, non eletto con le primarie, è colui che ha fatto abbastanza danni in Sardegna, tanto che è valsa più la sua parola che quella del PD sardo. Inoltre il maggior azionista di questo governo sarà il PDL e fateli i conti dei voti. Ne avevamo 120 mila in più della coalizione di Berlusconi ma abbiamo perso SEL. Questo governo durerà quanto vorrà Berlusconi.

Trovo incredibilmente assurdo che i deputati PD che non voteranno la fiducia a questo governo devono essere espulsi o se ne devono andare. Non capisco perché lo deve fare chi ha tenuto la linea politica della carta d’intenti. Se verranno espulsi esco anche io da questo partito. Perché queste persone coerenti e che ascoltano gli elettori non vanno lasciate sole, anzi devono avere il totale appoggio. Non è che se un partito  cambia linea politica in una settimana (dopo averne approvata una chiara in direzione nazionale) si può applicare la disciplina di partito. Che poi prima mi aspetto l’espulsione dei 101 franchi tiratori. Del comunismo volete portare solo il centralismo democratico, ma sicuri che i comunisti avrebbero fatto un accordo di governo con le destre? Non mi pare.

Adesso potete cercare mille scuse, raccontarci ancora tante favole. Io mi sono rotto le palle di queste persone di sinistra che odiano la sinistra. Perché Rodotà era un nome valido, di sinistra, laico. Non l’avete voluto perché è stato proposto da Grillo. E allora se in questo momento piove e un grillino mi dice che piove, che si fa? Gli si dice che c’è il sole o si apre l’ombrello? Sarebbe ora che quelli di sinistra che odiano la sinistra si levassero di torno. Si faccia un governo di scopo istituzionale e senza leader politici con una data di scadenza come nel latte o nelle medicine. Legge elettorale,  allentamento del patto di stabilità, fondi per la CIG e si torni al voto. E se sappiamo già che andiamo a perdere, preferisco perdere dignitosamente che essere ricordato come uno che fa parte di un partito che ha governato con Berlusconi.

26/04/13

Prima di espellere Civati e gli altri.

Prima di espellere Civati e gli altri dissidenti mi dovete spiegare alcune cose.

Perché ci avete fatto firmare la carta di intenti, che è il patto tra la coalizione e gli elettori.

Perché ancora non si conoscono i nomi dei 101 che hanno votato contro Prodi dopo averlo acclamato in assemblea.

Perché Enrico Letta non si è dimesso così come ha fatto tutta la segreteria.

Perché non sono state fatte le consultazioni con i grillini prima del voto per il Presidente della Repubblica.

Perché avete cambiato linea politica tra una direzione e l'altra e poi avete votato la conferma del cambio di linea politica.

Perché espellere chi chiede coerenza con la carta di intenti di Italia Bene Comune.

Perché avete votato contro Prodi.

Ecco, prima chiarite questa cosa e poi ce ne andiamo via anche noi insieme a Civati, Puppato e tutti gli altri se così volete.

25/04/13

Bella Ciao la conosciamo tutti.

Vengo a conoscenza solo oggi che i pesci d'aprile si festeggiano il 25 mentre la Liberazione dal fascismo si festeggia il primo di Aprile. Perché questo 25 Aprile sembra uno scherzo. 

Perché a guardarla bene la situazione è questa, tutti insieme appassionatamente alleati a guidare l'Italia con un Presidente del Consiglio scelto dal Presidente della Repubblica e un programma politico scritto da dieci saggi che se fossero così tanto saggi avrebbero governato meglio quando ne hanno avuto occasione. 

Che oggi non c'è da ricordare ma da riflettere. C'è da pentirsi, e parecchio. 
Che Bella Ciao la conosciamo tutti e fare il copia e incolla delle parole di un qualsiasi partigiano siam bravi tutti. E' a non farci i governi con quella gente là, che non sono tutti fascisti ma alcuni sì. 

Che anche la carica dei 101 devono riflettere oggi, e parecchio anche. Qualcosa che non va c'è in questo duemilaetredici. E di quel periodo c'è rimasta solo la crisi e le parole dei partigiani che vengono tirate fuori solo una volta all'anno come il vestito di Batman per carnevale. 

E sono solo da ringraziare quei partigiani perché oggi ognuno di noi può dire la sua, anche il grillino. E pazienza se il treno parte in ritardo, di sicuro questi treni ai campi di concentramento non ci arrivano. E scusate se è poco.