19/12/11

Prossima Fermata Sardegna. Un anno fa.

La tessera di partito la rinnovo da circa sette anni. Politica attiva solo da un anno. E se quel diciannove dicembre duemiladieci non fossi andato a Prossima Fermata Sardegna, avrei rinnovato la tessera come gli anni precedenti, la classica tessera passiva.

È stato il periodo più brutto della mia vita. L’infortunio al ginocchio che mi ha costretto a indossare un gesso di venti chili per due mesi. La scomparsa di mio nonno, di quei nonni che ti fanno da papà. Sono periodi bui difficili da superare. Non sapevo, sinceramente, perché ci stessi andando.
Una classica domenica di dicembre, sportiva. Birra e calcio. Il Natale alle porte. Scilipoti e company avevano appena dato la fiducia a Berlusconi.

Ricordo la faticaccia nell’attraversare in stampelle la piazza di Oristano, qualche passo indietro c’era lui. Quell’uomo che poco dopo sarebbe diventato uno dei miei migliori amici (termine non politico). All’ingresso uno di quelli con la faccia da continentale che fumava. Nel cartellino c’era scritto Pippo Civati. Non sapevo chi fosse. L’ho salutato come avrei salutato qualsiasi giovane del PD.
Sempre saltellando con le mie fedelissime stampelle, varcai la porta del teatro Garau e incontrai una donna che un giorno sarebbe diventata la mia migliore amica, Laura.

Mi ricordo di un certo Thomas, dell’immensa Selma, del gentilissimo Gianni, della bionda Giovanna. Avevo avuto persino la prova che Massimo Marini non era un falso profilo, esisteva ed esiste. E poi Luca Mereu, Roberto Mirasola, Daniela Falconi, Alessandra Zidda, Stefano Sotgiu... erano in tanti e belli da ascoltare.
Custodisco ancora gelosamente il pass di Prossima Fermata, anche se Massimo Marini ha una pessima calligrafia e il mio nome è scritto con malavoglia, è appeso in stanza a fianco al dipinto del Che.

Proprio in questi giorni spulciavo i video degli interventi. Ho rivissuto quei momenti. Si è parlato di tutto, in modo costruttivo. Come dimenticare “tutti conoscete Giorgio, i continentali si informino”.  Gallus che parlò di un tema a me fedelissimo, l’open source. E poi il mondo universitario sassarese di Alessandra Zidda e quello cagliaritano di Marco Meloni, due atenei diversi con identici problemi, la riforma Gelmini.

In quella giornata è sbocciato l’amore tra me e la politica, tra me e il Partito Democratico. Lì avevo capito quanto e come potevo dare al partito. Lì mi resi conto che il Partito Democratico non è Bersani, non è Franceschini, non è Veltroni. Erano giorni duri, di delusione verso il partito. Di quei giorni dove pensi di voler abbandonare.
Rimasi colpito dalla forza dei militanti, della gente. Lì nacquero amicizie e conoscenze che ancora oggi conservo e sono la maggior parte di loro che mi stanno accompagnando in questo mio percorso di crescita e conoscenza.

Un anno fa avrei detto così. Oggi direi tutt’altro.

Loro non erano rottamatori, no. Loro erano costruttori. Non esisteva biglietto per salire sul treno. Non esistevano controllori. Non esisteva carburante. Non esistevano carrozze separate. Non esisteva macchinista. Tutti macchinisti, tutti passeggeri, le idee di tutti facevano camminare quel treno, non c’erano prima, seconda e terza classe.

Ritengo che la Conferenza Programmatica debba prendere spunto da Prossima Fermata nell'inclusione e nella partecipazione dei militanti e dei cittadini. Fuori è pieno di civilissimi.
Franziscu apri il cancello per favore.


Auguri Gianni Sanna.