10/11/12

#PB2013.


Sono di sinistra ed essere di sinistra è una malattia strana. Mio bis nonno prima di andare via disse ai figli e alle figlie che non aveva nulla da lasciare in eredità se non il voto ai comunisti. Mio nonno era un minatore e proprio la miniera gli ha portato via la vita.

Ho ereditato quel voto. Sono di sinistra non perché lo disse il mio bis nonno ma perché stanno sempre tra gli ultimi si capiscono le difficoltà dei cittadini. Sono di sinistra perché gli ultimi li ho sempre aiutati. Ne ho conosciuto di situazioni tristi.

E come me, penso che anche il mio segretario che tra la gente, prima e ultima, ci è sempre stato. E come me, anche Pierluigi Bersani i problemi della gente li conosce.

E penso che Bersani ci possa far vivere un sogno. Un sogno chiamato Italia. No, nulla camice bianche, niente scritte rosse e blu, niente effetti da palcoscenico e nessuna lampada. Bersani è fatto così, sta nelle piazze tra la gente a prendersi anche qualche insulto.

Io voglio Bersani perché è convinto che chi paga di più deve dare di più. E' semplice.
E voglio Bersani non perché lo vogliono anche Rosi e Massimo, ma perché l'ho attaccato e sostenuto, criticato e consigliato. 

E voglio dirgliene ancora tante a Bersani. Glielo voglio dire che i matrimoni gay si devono fare e a fanculo il Vaticano. Glielo voglio dire che gli F35 non li vogliamo e che anche il computer si è fermato all'F11. Glielo voglio dire che è tempo di legalizzare la marijuana, che male non fa e che se vogliamo dircela tutta l'aspirina e la caffeina fanno più male.

E gli voglio dire che è il momento di basare il welfare sul singolo e non sulla famiglia. Che il singolo va tutelato. Che i disoccupati si contano singolarmente e non a gruppi almeno di due. Che gli studenti che tali non possono essere si contano uno a uno e non due a due o tre a tre. 

Glielo voglio raccontare delle ore in attesa al pronto soccorso e dell'amianto che pavimenta il mio ospedale.
E gli voglio anche raccontare di come è difficile essere giovani e di come sia complicato diventare adulti. 
E le voglio raccontare a Bersani queste cose perché lui ascolta. E voglio che gliele racconti tutta l'Italia e non solo io. 

E voglio bene a Bersani, perché come mio nonno a cui ero molto affezionato, mi parla alla testa e non alla pancia. Ecco perché abbiamo bisogno di Bersani, un uomo che non è solo al comando, che non riempie la pancia della gente di cazzate, che non illude, che non sfrutta il malessere dell'Italia per avere voti in più. 

Bersani non verrà nel Sulcis a dire che chiamerà a Putin o a Obama. Sarà finito questo modo di fare politica.

Io sostengo Bersani perché è 2.0 ma è ancora anche 1.0, e le piazze ringrazieranno.