10/12/11

Una classica festa paesana a Gonnosfanadiga.

Non so voi, ma a Gonnosfanadiga ci sono una quindicina di patroni, una ventina di santi protettori e una cinquantina di feste religiose. Per l’occasione la via principale, via Porru Bonelli, viene chiusa al traffico.. non dei stupefacenti. Solitamente il gonnese inizia la sua passeggiata di dieci chilometri (cinque salite e cinque discese) dalla piazza principale. L’arrivo del gonnese è previsto mediamente intorno alle diciassette, gli anziani soggiornano lì senza pausa pranzo, i giovani dagli undici ai quindici anni arrivano intorno le quindici nella speranza che le giostre siano già in funzione. Mentre i primi giovani dai sedici ai venticinque anni arrivano al calar del sole, ma portano comunque gli occhiali da sole onde evitare abbagli dei lampioni.

Solitamente il primo che si incontra è il ragazzo dei palloncini. Questo individuo ha come caratteristiche un berretto girando indietro, una giacca in jeans, una sigaretta nella mano sinistra. Con la mano destra sfila i palloncini gonfiati ad elio dalla struttura in ferro. Attorno a lui si sentono pianti di bambini dai ventiquattro ai centoventi mesi. Onde evitare piagnistei il comune di Gonnosfanadiga ha deliberato il divieto di passaggio pedonale per bambini e genitori. Infatti potranno passare ad almeno due cento metri di distanza e dovranno tenere una benda agli occhi. Piena soddisfazione per nonni e genitori.

Successivamente arriva il gruppo di uomini anziani sopravvissuti al quindici-diciotto, alla seconda querra mondiale, guerra del Vietnam, lavoro in miniera e governo Craxi. Essi portano un abito che varia dal grigio al verde militare, ma anche marroni. Hanno una camminata lenta e sono disposti in fila orizzontale occupando l’intera carreggiata, marciapiedi compresi. Gli argomenti preferiti variano dalle guerre alla fame del quindici-diciotto, ma gli acciacchi sono l’argomento preferito. La loro presenza è udibile da centinaia di chilometri a causa del loro continuo sputare catarro. Infatti dopo il loro passaggio i gonnesi si ritrovano in un campo minato. Addirittura gli skater si divertono con delle discese mozzafiato come uno slalom gigante. Già dalle diciannove sarà raro incontrare questo stereotipo gonnese.

A breve distanza la sfilata di moda delle zitelle, o meglio le quarantenni single. Profumo eccessivo, gonna, tacchi, calze autoreggenti, scollature. Sono loro, inconfondibili. Esse si dividono in due sottogruppi: modelle e dinosauri. Mentre le prime sanno camminare perfettamente sui tacchi, le seconde sembrano autentici dinosauri dalla camminata. Infatti, secondo le voci paesane, pare che i dinosauri stanno seguendo il corso da modelle dalle amiche. Lanciano sguardi provocanti, quando passano loro la musica si ferma, gli uomini non fanno a meno di guardare le over quaranta cacciatrici. I mariti dopo dieci secondi si ritrovano con la cinquina sulla guancia destra. I papà fanno scivolare dalle mani dei bambini le caramelle per raccoglierle successivamente e dare una sbirciata sotto la gonne. Nel caso non fossero ancora papà o i bambini non posseggono in quel momento caramelle ecco scivolare dalle tasche accendini, sigarette, monete, cellulari, portafogli, chiavi dell’auto e persino, ma raramente, bracciali in oro.
Gli uomini single invece seguono la mandria femminile delle zitelle come il cane del cartone animato del gatto Silvestro con la bistecca.

Al lato della strada ci sono le bancarelle. Il classico vucumprà è snobbato dal gonnese che, invece, preferisce ascoltare a scrocco la musica anni sessanta o sarda del rivenditore di audiocassette. Il rivenditore di audiocassette parla sempre in sardo. Se volete divertirvi con lui chiedetegli se ha l’audiocassetta in blue ray dei Nirvana o di Rihanna. Vi risponderà “ita asi pappau?” (cosa hai mangiato?).

Più in là c’è il caddozzone. Personaggio amato dal pubblico in quanto compositore e rivenditore di panini con wurstel, salsiccia e cipolle. Il termine caddozzone ha una radice storica sarda, da caddozzo, sporco. Esso è noto per la capacità di essere igienico nonostante poco prima abbia urinato e sistemato la marmitta della paninoteca ambulante. Inoltre ignora l’amuchina nonostante poco prima si fosse pulito il naso con le mani e spolverato un po’ di forfora nel vostro panino. Il cliente non bada a questi dettagli e a volte chiede il panino con un tocco di forfora. Inimitabile e onnipresente.

A Gonnosfanadiga ogni centodue metri trovate un bar. I bar si differenziano per i tipi di clientela. Alle feste paesane c’è un bar che accoglie il peggio del peggio in un unico bar della via principale. Questi individui hanno un odore misto tra sudore accumulato da qualche giorno e birra. Dopo pranzo sono rintracciabili anche quelli che odorano di sudore e vino. Questi individui parlano spesso di caccia, murature e donne. Le parole “cazzo” e “minchia” sostituiscono soggetti, avverbi, articoli e a volte, ma non capisco come, i verbi. Immaginate instaurare un dialogo con loro. Altra pregiatissima parola è itasinnanta, non è volgare e soprattutto non ha una traduzione ben definita in italiano. Il tipico grezzo frequentatore di bar è in grado anche di fornirvi tanti ingredienti per la vostra cucina, nel loro bagagliaio potete trovare asparagi, funghi, lumache e cicoria. I prezzi sono buoni. Ovviamente augurano a qualsiasi tipo di donna una notte di sesso in modo grezzo e volgarissimo.

Se fate qualche passo in avanti trovate il signore del torrone. Questo signore è un uomo gentile e cortese, talmente buono che quando appezza il torrone piange perché pensa di fargli del male. È l’unico in tutta la Sardegna che ammette che il suo torrone non è di Tonara. Rarità. La moglie è gentile quanto il marito e quando si accorge che un bambino ruba una caramella gliela regala.

I diciottenni vanno ancora oggi alle feste paesane nonostante il loro snobismo per tutto e tutti. Rimangono affezionati alle feste in quanto da bambini hanno sempre dovuto partecipare. Questi fighissimi si muovono sempre in branco, appena uno è da solo lo vedi al telefono scrivendo un sms classico ad un componente della propria cricca: dove sei?
Capelli gelatinati, giubbotto gonfiato, pantaloni legati con la cinta all’altezza del sedere, occhiali da sole e scarpe che sembrano carri armati. Prendono a calci qualsiasi cosa si trova per terra. Anche nel loro habitat è frequente la parola “cazzo”. Se li cercate sono al gioco del fucile a pallini. Nonostante siano consci che il montepremi del gioco è un pupazzo, ci lasciano cento euro al giorno e non ne ho mai visto uno col pupazzo in mano. Inoltre sono rintracciabili anche nel gioco del lancio del disco sul bicchiere. Non si accorgono che gli stessi premi ci sono da vent'anni.

Infine, l’ultima categoria delle feste paesane sono le coppiette. Camminano lentamente, mano presa. I giovani parlano di matrimonio, gli adulti di bambini. Ogni dieci passi si danno un bacio. L’uomo lo da’ nei pressi dei bar, la donna nei pressi del peruviano che vende borse. Quelli con figlio/a a carico hanno sempre la stessa posizione nei dieci chilometri. Lui spinge il passeggino, lei guarda le bancarelle. Nel caso il bambino riesce a camminare il papà lo porta alla bancarella delle caramelle, lei parla con un’amica. Nel caso lui è cacciatore ogni trenta metri incontra un compagno di caccia. E la discussione si fa’interessante, dal cinghiale sbagliato nel novantaquattro alle cartucce fiocchi, passando per la pernice uccisa nel lontano ottantotto. Le mogli o fidanzate invece si scambiano il numero di cellulare per organizzare nei giorni di caccia una tombolata tra donne.