26/02/14

scusi Murgia, a quanto la vende la libertà al chilo?

Faccio parte della categoria delle persone di centro sinistra che a Sardegna Possibile ha fatto la guerra in campagna elettorale. L'ho fatto per un motivo molto semplice, perché in giro hanno raccontato che centro sinistra e centro destra sono la stessa cosa.

Se avessi avuto diritto di voto negli organismi dirigenti del Partito Democratico e il segretario avesse portato la proposta di un'alleanza con Sardegna Possibile avrei votato no. 
Quindi nessun matrimonio extraconiugale, di sicuro con Sardegna Possibile in consiglio regionale qualcosa insieme si sarebbe potuta fare visti gli innumerevoli punti del loro programma molto simili a quelli del centro sinistra del 2009. 

Capisco l'amarezza di tutte queste persone che si sono impegnate per un progetto poi bocciato dagli elettori. Ma la politica e la democrazia funzionano così, si vince e si perde. Perché il falso ideologico lo mette in gioco Michela Murgia quando dice che loro erano fino in fondo liberi, mentre quelli del PD no.

La libertà è un valore di tutti di cui nessuno ne detiene l'esclusiva. La libertà ce l'hanno sbattuta in faccia gli elettori quando uno su due non è andato a votare.  

La libertà è anche decidere di uscire da una comunità per farne parte di un'altra. Ci avete dimostrato voi di Sardegna Possibile cosa significa essere liberi, ossia abbandonare i partiti per una candidatura con voi. 

La libertà è anche impegnarsi per un'idea e per un progetto da anni e non da sei mesi. Quando il Partito Democratico girava la Sardegna con la conferenza programmatica (di cui alcuni candidati di Sardegna Possibile hanno condiviso il percorso) Michela Murgia non conosceva neanche ancora cosa significava la differenza tra autonomisti, sovranisti e indipendentisti. 

Noi siamo abbastanza liberi, soprattutto noi del PD che non ce le mandiamo a dire. Che ce le diciamo e anche troppe e sempre pubblicamente. Perché quella del PD è una comunità e anche la libertà ha bisogno di regole e di democrazia. La libertà non è una religione dove si venera un dio (o un leader). 

Ci dica, Michela, a quanto la vende al chilo la libertà? (Ah, paghiamo in euro, non in sardex)





25/02/14

te lo do io l'alibi, Matteo.

"Se perderemo questa sfida la colpa sarà solo mia". Ecco, caro Premier Renzi, il motivo principale per cui non ti ho mai votato è questo: la tua visione personalistica, incentrata su un leader, della politica.

Sarebbe troppo bello se fosse così, con un bel "tana salva tutti". E a me, che sono minoranza nel PD, farebbe troppo comodo prendermela solo con Renzi. Ma non è così, le responsabilità si condividono, come si condividono i successi (che auguro a tutti noi) e i fallimenti.

Se fallisce Renzi, fallisce il Partito Democratico e falliscono le istituzioni, fallisce l'Italia.

L'assurdità è che il fallimento può essere dietro l'angolo visto che la maggioranza è la stessa che ha sostenuto Monti e Letta, che sono persone competenti e che avevano buonissime idee per l'Italia ma che sono dovuti scendere a compromessi, come lo stesso Premier sarà obbligato a fare per assicurarsi che passino leggi e provvedimenti.

Con questa affermazione, Renzi ha tolto ai gruppi parlamentari tutto il loro potere e le loro responsabilità. Ha dato l'immagine di trovarsi in un parlamento fatto di numeri e non di persone che devono contribuire a migliorare l'Italia.

Forse di tutto il discorso di ieri questo è l'errore più grosso che potesse commettere Renzi. Mentre l'Italia rideva del sonno del ministro Mogherini e criticava la mano in tasca del Premier, questa stupidaggine è stata letta da tutti come una cosa bella e giusta.

L'augurio e la speranza è che tu domani non ti debba cercare un alibi.




23/02/14

il coraggio di Civati.

Come da copione Civati si farà carico di tutte le critiche che gli vengono lanciate da ogni dove. Lo scenario politico di oggi ci dice una cosa chiara: essere coerenti e trasparenti non paga.

D'altronde Civati si è fatto carico di portare avanti tutte le perplessità riguardo questo governo, un ruolo che spettava anche all'altra minoranza guidata da Cuperlo. Ma Cuperlo ha preferito esprimere perplessità riguardo l'incompatibilità del ruolo di segretario di partito con il ruolo di premier.

La questione più scandalosa riguarda la superficialità con cui politologi e giornalisti trattano la decisione presa oggi a Bologna dagli elettori e dagli iscritti al PD vicini a Civati. Politologi e giornalisti, appunto, che in vita loro non hanno mai preso parte ad un'assemblea con dieci persone per decidere una linea politica e rispettare le regole di convivenza in un gruppo, che per chi scrive e rappresenta solo sé stesso sono minchiate.

C'è da mettere in evidenza una cosa: qualunque decisione venisse presa da Civati e dai "civatiani" gli avvoltoi erano già pronti là fuori a sparare sentenze e a giudicare. Se si fosse astenuto sarebbe stato preso per l'infinito indeciso. Se avesse votato contro sarebbe stato preso per una persona in cerca di protagonismo. Se avesse votato a favore gli avrebbero scritto quella cosa "mi si nota di più se..".

È stata una decisione sofferta, una decisione complessa frutto di un ragionamento altrettanto complesso e articolato. La decisione che avrei preso io. Civati ha il compito di ricostruire la sinistra in Italia ed è l'unico che può aprire molti canali, con i delusi da Renzi, con i delusi da Cuperlo, con SEL e con i comunisti, con i piccoli partiti e con i fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle. Nel PD e nella società italiana serve un'alternativa a Renzi, un'alternativa di sinistra. Civati è pronto, lo ha dimostrato e continuerà a dimostrarlo.

Un leader si vede anche da queste cose, ammettere le proprie perplessità e i propri dubbi, chiedere un confronto aperto e trasparente e decidere insieme quale sarà la linea. Per queste cose ci vuole coraggio e ci vogliono le spalle di un rugbista per farsi carico di tutto ciò che gli diranno nei prossimi giorni.

Non ci sarà un giornalista che scriverà "bravo" nel proprio editoriale, non ci sarà un politologo che proverà a spiegare agli elettori di cosa è frutto la decisione di Civati, non ci sarà un sostenitore di Civati non iscritto al PD che gli dirà di aver fatto una cosa giusta. Ma qualunque decisione venisse presa avrebbe scontentato una parte di elettori, e questa è la decisione che ne scontenta il meno possibile.




20/02/14

in una rotonda.

Già, siamo in una rotonda, è finito il tempo dei bivi. Rallenti, scali di marcia, guardi a sinistra, percorri la rotonda e poi esci a destra. Il problema è quale uscita prendere.
Anche perché dietro hai una coda di macchine pronte a suonare il clacson qualsiasi uscita tu prenda. Quegli stessi autisti che hanno sostenuto quell'altra macchina che ha infranto il codice della strada e che ha detto di voler andare in altri posti, che forse ci sarebbe andato tra qualche anno in quel posto e rispettando il codice della strada e dicendolo dall'inizio che sarebbe voluto andare lì.

Forse avete capito a chi e a cosa mi riferisco. Perché la questione è una: non c'è più fiducia nei politici per un semplice motivo, dicono una cosa in campagna elettorale e arrivati lì, in quel posto, fanno l'esatto opposto. 
Non è una banalità, è una questione troppo sottovalutata dai politici e dai politologi. 

Prendete Bersani, che si candida con un programma di governo. Pareggia, Napolitano preferisce dare l'incarico a Letta e quel programma che ha preso otto milioni di voti sparisce. Poi arriva Renzi che in campagna elettorale congressuale dice che mai avrebbe tolto il posto a Letta, lo dice in tv, lo dice ai giornalisti, lo scrive nel suo libro. Prende un milione e otto cento mila voti e poi fa l'esatto opposto. 
Soprattutto con quale programma ha preso i voti? 

Nessuno sta a sindacare sulla Costituzione e sul fatto che è il Presidente della Repubblica che conferisce l'incarico, ma qualcuno è ancora in grado di spiegare come si formano maggioranze e minoranze in parlamento? Qualcuno quei voti li ha presi. Qualcuno ha presentato un progetto agli elettori. 

Torniamo alla rotonda, io vedo tante uscite. C'è quella del votare la fiducia e fare la minoranza nel PD e nella maggioranza, c'è quella di votare la fiducia che va bene tutto ma sai dentro di te che non è vero, c'è quella di non votare la fiducia e uscire dal PD e c'è quella di non votare la fiducia ma stare dentro il PD (credici!), oppure c'è quella di uscire dall'aula. 

Qualunque uscita prendi, ripeto, dietro c'hai la fila di macchine che ti insulta e ti deride. Ma se ne fregano di quell'altro, di come arriva lì. 

L'uscita da prendere è quella decisiva, perché non si potrà tornare indietro. So solo che chi ho sostenuto al congresso (e rifarei sempre la stessa scelta, sia chiaro) è rimasto coerente con quanto dice da un anno. Che la sua difficoltà è prendere l'uscita e che sa benissimo che c'è un'altra fila di macchine che lo consiglierà bene, perché lo hanno sempre fatto in questi anni.

Ma leggendo di qua e di là sembra che la coerenza, soprattutto in politica, sia un valore perso e sottovalutato. Io ci tengo ancora, perché penso che la fiducia è figlia della coerenza. E in questo mondo della politica mi sento sempre più solo, tra politici e sostenitori incoerenti e politici che non hanno più la fiducia dei cittadini. 

Io voterei la fiducia, facendo una dichiarazione di voto in aula molto molto critica, pronto ad accollarmi la merda che mi tireranno addosso sia da dentro il PD che da fuori il PD. Perché dopo quella rotonda le macchine che mi staranno dietro saranno di due tipi: quelli che mi suoneranno il clacson insultandomi e quelli che mi suoneranno il clacson festeggiando. Ma saprei benissimo che dopo qualche chilometro quelle macchine che mi insultano prenderanno un'altra strada, come hanno sempre fatto sino ad oggi. E gli altri continueranno il viaggio insieme a me. 

Il voto grillino alle regionali.

Su Sardinia Post oggi c'è una interessantissima analisi del voto condotta dall'Istituto Cattaneo di Torino.

Sostanzialmente lo studio dice che non è il M5S il maggior azionista dell'astensionismo alle regionali 2014, smentendo un'idea che ormai si era abbastanza diffusa ovunque. Più della metà degli astenuti si erano astenuti anche nel 2013, mentre 3 elettori su 4 che nel 2013 votarono M5S anche questa volta hanno votato.

E qui viene smentita un'altra idea popolare: l'elettore che nel 2013 ha votato M5S non ha votato Sardegna Possibile. A intercettare l'elettorato grillino, secondo lo studio, è stato il centrodestra. Infatti facendo una media tra Sassari e Cagliari (città dove è stata effettuata l'indagine) quasi 19 elettori grillini su 100 hanno votato centrodestra, 11 elettori su 100 hanno votato centrosinistra e 5 elettori su 100 hanno votato Sardegna Possibile. Ben 60 su 100 si sono astenuti.

Senza dimenticare che nel 2013 Grillo in Sardegna aveva pescato di più dal centrodestra che dal centrosinistra, sarebbe interessante capire perché Michela Murgia ha pescato così poco dall'elettorato grillino.

Tornando indietro di qualche mese, Michela Murgia ha iniziato la sua campagna elettorale attaccando solo ed esclusivamente il centrosinistra, convinta di pescare prevalentemente da quell'elettorato. Dopo l'annuncio di Beppe Grillo che non avrebbe concesso il logo in Sardegna, la Murgia fece un cambio di strategia comunicativa dicendo che centrosinistra e centrodestra in Sardegna sono la stessa cosa e ammettendo più volte nelle interviste e in pubblico che lei puntava sull'elettorato grillino. Ma qualcosa non ha funzionato.

C'è da capire anche cosa è accaduto con il centrosinistra. A Sassari il centrosinistra ha pescato molto di più nell'elettorato grillino rispetto a Cagliari, a parer mio la candidatura di Gavino Sale nel collegio sassarese può essere una chiave di lettura. È abbastanza noto che Sale gode della stima di Beppe Grillo e di molti grillini. Ma lo stesso PD ha preso di più a Sassari rispetto a Cagliari.

Mentre il botto fatto dal centrodestra tra gli elettori grillini può essere ricondotto al progetto e alla lista Zona Franca, anche se non trovo una chiave di lettura per la differenza tra Cagliari (13,6%) e Sassari (6,1%) degli elettori cinque stelle che hanno votato Forza Italia.




19/02/14

Dopo un mese di silenzio.

Alcune persone mi hanno chiesto cosa pensassi della staffetta Renzi - Letta. Non mi sono espresso sino a oggi in quanto prima di tutto c'era la Sardegna e il futuro della Sardegna e ho preferito tacere. Ma avevo anche detto che dopo ne avrei parlato e lo faccio in questo post, per quelle poche persone interessate a cosa ne penso io.

Inizio da un concetto che avevo in testa da quando Letta è diventato premier: Matteo Renzi deve stare buono 18 mesi, non fare il segretario (sapete Franceschini e gli altri chi sono) e candidarsi, appunto, tra 18 mesi. Vince e vince con una coalizione di centrosinistra.
E invece si è candidato e ha vinto (con grandissimi risultati).
Allora ho pensato che Matteo dopo il semestre europeo avrebbe dovuto chiedere a Napolitano di sciogliere le camere e andare a elezioni. E invece no, prende il posto di Letta.

Ero convinto di tutto ciò, e invece ha fatto tutto ciò che non doveva fare. Anche perché Renzi in questi mesi ci ha detto tutto altro, nei confronti televisivi, nelle interviste e addirittura nel suo libro come riporta oggi Giulio Cavalli.

Il problema non è mai stato Enrico Letta in quanto Enrico Letta, a cui noi tutti gli riconosciamo competenza e statura istituzionale, ma le larghe intese. Quella maggioranza era formata da Alfano - Letta con i voti di Berlusconi e Bersani. Quella maggioranza non poteva fare nulla né del programma di Bersani né del programma di Berlusconi. In realtà la grande promessa berlusconiana alla fine è stata rispettata, quelle di Bersani no. E non sono promesse campate in aria, non sono promesse nate dopo il voto, ma sono le idee politiche su cui hanno raccolto i voti.

Ora con Renzi non cambierà nulla, la maggioranza sembrerebbe la stessa, Alfano, Formigoni e Giovanardi. Il documento programmatico lo scriverà nella giornata di domani e non capisco nelle consultazioni in base a cosa è stato fatto l'accordo.

Ciò che è sconcertante è che Renzi le primarie le ha vinte dicendo che Letta sarebbe rimasto Premier, e addirittura che avrebbe avuto il suo sostegno personale e politico. Civati nel suo blog ha raccolto una serie di interviste di Matteo dove lo dice chiaramente e in questa foto potete leggere la pagina 28 dell'ultimo libro di Matteo (presa dal blog di Giulio Cavalli):

Lo scenario politico non sembra cambiare: SEL all'opposizione insieme al gruppo grillino e ex grillino che vorrebbe fare insieme al PD. Il Nuovo CentroDestra in maggioranza che andrebbero all'opposizione solo ed esclusivamente se Vendola sosterrà Renzi. Perché il loro unico paletto è che non si facciano cose di sinistra o di centrosinistra, un po' come fece Letta. 

La domanda è una: come può Renzi, appoggiato da Alfano che non vuole fare cose di sinistra o di centrosinistra, chiedere a tutte quelle persone di sinistra o di centrosinistra di sostenere un eventuale loro governo che farebbe solo cose al massimo di centro?

Perché qui non si tratta di ideologie e di superare le ideologie, qui si tratta di scegliere da che parte stare, e non in politica ma nella società e nella vita quotidiana. Qui dobbiamo decidere se vogliamo stare con Vendola o con Giovanardi. A queste condizioni io la fiducia non la voterei, mai. Qui stiamo ammazzando la sinistra e io non ci sto, a costo di abbandonare il Partito Democratico.



18/02/14

non è giusto.

A quelli e quelle di Sardegna Possibile ho fatto la guerra politica. L'ho fatta giocando in difesa e aspettando che si scoprissero per attaccare. Sì, sono stato un contropiedista.
Non ho sopportato troppe cose dette da loro, per esempio che centrosinistra e centrodestra sono la stessa cosa.
Non ho sopportato gli atteggiamenti di compagni e compagne che con molti di noi hanno condiviso numerose battaglie e che hanno preferito andare altrove per una candidatura.
Ritengo Murgia una politica antipatica e bugiarda e non è mai riuscita a farmi cambiare idea su questo, e non penso di farlo in questo post.

Avrei voluto continuare a battagliare con loro per smentirli su tutte le cose dette in questi mesi da parte loro. Questo non sarà possibile perché non hanno superato le soglie di sbarramento per far parte del consiglio regionale. Inizialmente ho sperato che non entrassero in consiglio regionale, semplicemente per orgoglio e per vendetta, per come ci hanno dipinto ai sardi (e soprattutto agli italiani, visto che sulla stampa nazionale Michela ha rilasciato molte interviste). Ma sapevo che non sarebbe stato giusto che chi rappresenta il 10% degli elettori rimanga fuori dal consiglio regionale. 

Sono sicuro che questa nuova assemblea regionale metterà mano alla legge elettorale per abbassare la soglia di sbarramento e anche per permettere la parità di genere in consiglio regionale visto che in questa legislatura la presenza di donne è al 5%. 




04/02/14

Sardegna13, per un'informazione sarda e libera.

Sardegna Uno ha licenziato 13 dipendenti, di cui 5 giornalisti. Persone che hanno maturato una grande esperienza e che possono ancora dare tantissimo alla Sardegna e all'informazione.
Persone che si sono sempre contraddistinte per la loro libertà e imparzialità e che non possono fermarsi qui. Non penso sia nemmeno giusto che, dopo una battaglia così forte e così lunga, il gruppo si separi e ognuno cerchi un'occupazione in altre mittenti televisive o testate giornalistiche. 

Sarebbe bello domani mattina accendere la tv o trovare su internet Sardegna13, una emittente televisiva (o in streaming) guidata dai 13 licenziati che si occupa di informare liberamente e quotidianamente la Sardegna. Abbiamo un estremo bisogno di informazione e di pluralità dell'informazione. Ognuno di noi potrebbe fare la sua parte finanziando questo progetto con il crownfunding. 

Abbiamo ancora tanto bisogno di voi.




03/02/14

Kelledda e la panzana pazzesca in salsa maltese*

Michela Murgia intervistata dal Fatto Quotidiano risponde alla domanda del giornalista "E il turismo?":
"Produce il 7 per cento del Pil sardo. A Malta il 74,9. Nella nostra concezione però il turismo non deve e non può essere soltanto marino e costiero."
Secondo il rapporto del World Travel & Tourism Council la contribuzione diretta del turismo al PIL maltese nel 2011 è pari al 14,5%, mentre quella totale è al 27,7%. Dati decisamente inferiori rispetto al 74.9% raccontato dalla Murgia.



Il fact checking è fatto. E quella della Murgia è una panzana pazzesca.


*grazie a Andrea Murgia.