Ha fatto per ben 222 volte il ribelle. Ma lui si giustifica che si trattava di singoli provvedimenti. Come se il gruppo non decide di votare compatto sui singoli provvedimenti, rimangono voti ribelli. Ma ho voluto assecondare la sua tesi difensiva e così ho fatto una seconda ricerca. Questa volta ho contato solo le votazioni finali e il caro Esposito pensava di cavarsela con questa roba delle votazioni finali spesso accompagnate dalla fiducia.
Infatti solo due volte ha votato da ribelle in questo caso, sulla legge comunitaria 2011 e sul ddl 2128. Ma andando oltre, e cercando meglio, ho scoperto che l'ex deputato e ora senatore Esposito si è assentato 72 volte alle votazioni finali.
72 volte su 395 volte, il 28.44% di assenze alle votazioni finali. Un po' strategiche se si pensa che in cinque anni è stato assente alle votazioni elettroniche 1714 volte su 11498, cioè il 14.91%.
Lui lamenta il fatto che le sue assenze sono tutte giustificate, però sappiamo tutti che l'uscita dall'aula e l'assenza durante la votazione vale come assenza.
Ho fatto un'ulteriore ricerca per capire quanto fosse ribelle il nostro Esposito, risulta il ventesimo parlamentare del Partito Democratico più ribelle.
Ha poi tirato fuori la questione delle fiducie (e non fiduce, Esposito), giustificando il fatto che lui non ha mai votato diversamente dal gruppo quando si trattava di fiducie. Come se in parlamento ci fossero soltanto le fiducie (anche se in quella legislatura ne hanno votato tantissime) ma ci dovrebbe spiegare quante fiducie non ha potuto votare perché stava a casa con la febbre o perché doveva fare pipì.
Esposito, con la sua tesi difensiva arricchita da insulti di vario genere, ha solo peggiorato la sua posizione. Io capisco la necessità di cercare visibilità di riflesso su Civati, Puppato, Ricchiuti, Tocci e altri, ma è uno degli ultimi che in questo partito può chiedere al partito di cacciare i suoi colleghi.
Sarò anche un disco rotto, come lui mi ha detto, ma se la pensasse davvero così dovrebbe essere il primo ad abbandonare il partito (in realtà non si sarebbe dovuto neanche ricandidare) perché sconfigge, per esempio, il suo "nemico" numero uno Civati 74 a 2.