20/02/14

in una rotonda.

Già, siamo in una rotonda, è finito il tempo dei bivi. Rallenti, scali di marcia, guardi a sinistra, percorri la rotonda e poi esci a destra. Il problema è quale uscita prendere.
Anche perché dietro hai una coda di macchine pronte a suonare il clacson qualsiasi uscita tu prenda. Quegli stessi autisti che hanno sostenuto quell'altra macchina che ha infranto il codice della strada e che ha detto di voler andare in altri posti, che forse ci sarebbe andato tra qualche anno in quel posto e rispettando il codice della strada e dicendolo dall'inizio che sarebbe voluto andare lì.

Forse avete capito a chi e a cosa mi riferisco. Perché la questione è una: non c'è più fiducia nei politici per un semplice motivo, dicono una cosa in campagna elettorale e arrivati lì, in quel posto, fanno l'esatto opposto. 
Non è una banalità, è una questione troppo sottovalutata dai politici e dai politologi. 

Prendete Bersani, che si candida con un programma di governo. Pareggia, Napolitano preferisce dare l'incarico a Letta e quel programma che ha preso otto milioni di voti sparisce. Poi arriva Renzi che in campagna elettorale congressuale dice che mai avrebbe tolto il posto a Letta, lo dice in tv, lo dice ai giornalisti, lo scrive nel suo libro. Prende un milione e otto cento mila voti e poi fa l'esatto opposto. 
Soprattutto con quale programma ha preso i voti? 

Nessuno sta a sindacare sulla Costituzione e sul fatto che è il Presidente della Repubblica che conferisce l'incarico, ma qualcuno è ancora in grado di spiegare come si formano maggioranze e minoranze in parlamento? Qualcuno quei voti li ha presi. Qualcuno ha presentato un progetto agli elettori. 

Torniamo alla rotonda, io vedo tante uscite. C'è quella del votare la fiducia e fare la minoranza nel PD e nella maggioranza, c'è quella di votare la fiducia che va bene tutto ma sai dentro di te che non è vero, c'è quella di non votare la fiducia e uscire dal PD e c'è quella di non votare la fiducia ma stare dentro il PD (credici!), oppure c'è quella di uscire dall'aula. 

Qualunque uscita prendi, ripeto, dietro c'hai la fila di macchine che ti insulta e ti deride. Ma se ne fregano di quell'altro, di come arriva lì. 

L'uscita da prendere è quella decisiva, perché non si potrà tornare indietro. So solo che chi ho sostenuto al congresso (e rifarei sempre la stessa scelta, sia chiaro) è rimasto coerente con quanto dice da un anno. Che la sua difficoltà è prendere l'uscita e che sa benissimo che c'è un'altra fila di macchine che lo consiglierà bene, perché lo hanno sempre fatto in questi anni.

Ma leggendo di qua e di là sembra che la coerenza, soprattutto in politica, sia un valore perso e sottovalutato. Io ci tengo ancora, perché penso che la fiducia è figlia della coerenza. E in questo mondo della politica mi sento sempre più solo, tra politici e sostenitori incoerenti e politici che non hanno più la fiducia dei cittadini. 

Io voterei la fiducia, facendo una dichiarazione di voto in aula molto molto critica, pronto ad accollarmi la merda che mi tireranno addosso sia da dentro il PD che da fuori il PD. Perché dopo quella rotonda le macchine che mi staranno dietro saranno di due tipi: quelli che mi suoneranno il clacson insultandomi e quelli che mi suoneranno il clacson festeggiando. Ma saprei benissimo che dopo qualche chilometro quelle macchine che mi insultano prenderanno un'altra strada, come hanno sempre fatto sino ad oggi. E gli altri continueranno il viaggio insieme a me. 

Il voto grillino alle regionali.

Su Sardinia Post oggi c'è una interessantissima analisi del voto condotta dall'Istituto Cattaneo di Torino.

Sostanzialmente lo studio dice che non è il M5S il maggior azionista dell'astensionismo alle regionali 2014, smentendo un'idea che ormai si era abbastanza diffusa ovunque. Più della metà degli astenuti si erano astenuti anche nel 2013, mentre 3 elettori su 4 che nel 2013 votarono M5S anche questa volta hanno votato.

E qui viene smentita un'altra idea popolare: l'elettore che nel 2013 ha votato M5S non ha votato Sardegna Possibile. A intercettare l'elettorato grillino, secondo lo studio, è stato il centrodestra. Infatti facendo una media tra Sassari e Cagliari (città dove è stata effettuata l'indagine) quasi 19 elettori grillini su 100 hanno votato centrodestra, 11 elettori su 100 hanno votato centrosinistra e 5 elettori su 100 hanno votato Sardegna Possibile. Ben 60 su 100 si sono astenuti.

Senza dimenticare che nel 2013 Grillo in Sardegna aveva pescato di più dal centrodestra che dal centrosinistra, sarebbe interessante capire perché Michela Murgia ha pescato così poco dall'elettorato grillino.

Tornando indietro di qualche mese, Michela Murgia ha iniziato la sua campagna elettorale attaccando solo ed esclusivamente il centrosinistra, convinta di pescare prevalentemente da quell'elettorato. Dopo l'annuncio di Beppe Grillo che non avrebbe concesso il logo in Sardegna, la Murgia fece un cambio di strategia comunicativa dicendo che centrosinistra e centrodestra in Sardegna sono la stessa cosa e ammettendo più volte nelle interviste e in pubblico che lei puntava sull'elettorato grillino. Ma qualcosa non ha funzionato.

C'è da capire anche cosa è accaduto con il centrosinistra. A Sassari il centrosinistra ha pescato molto di più nell'elettorato grillino rispetto a Cagliari, a parer mio la candidatura di Gavino Sale nel collegio sassarese può essere una chiave di lettura. È abbastanza noto che Sale gode della stima di Beppe Grillo e di molti grillini. Ma lo stesso PD ha preso di più a Sassari rispetto a Cagliari.

Mentre il botto fatto dal centrodestra tra gli elettori grillini può essere ricondotto al progetto e alla lista Zona Franca, anche se non trovo una chiave di lettura per la differenza tra Cagliari (13,6%) e Sassari (6,1%) degli elettori cinque stelle che hanno votato Forza Italia.