21/05/13

#coeRenzi è una tendenza, fuori da Twitter.

Mi sono preso il lusso, come tanti altri, di preferire un morbido cuscino al programma di Bruno Vespa. Mentre provavo a scacciare i pensieri e a conciliare il sonno con la lettura degli ultimi aggiornamenti da Twitter, vengo a sapere che Renzi è contrario alla Tav.

#coeRenzi è stata spesso una tendenza, ma ormai sta' di più fuori da Twitter che su Twitter.

Con Marchionne e poi contro Marchionne. Contro D'Alema e poi con D'Alema. Acqua pubblica e poi acqua privata. Non riceve le associazioni per i diritti e poi vuole i diritti. Con le primarie e poi contro le primarie. Ora No Tav dopo essere stato fermo sostenitore di quell'opera.

Questo a dimostrazione che Renzi è una persona intelligente (solo gli stupidi non cambiano idea, dicono) e che nella sua idea di Italia ci sono molte lacune come dimostra il suo frequente cambio di idee ne è la conferma.
Sappiamo bene chi è Renzi, non ha bisogno di confrontarsi, sa' già tutto lui. Sappiamo altrettanto bene che cambia idea a seconda della stagione e del tempo. Lui non pensa al bene dell'Italia ma continua a cercare (e raccogliere) consensi.

Così siamo bravi tutti, ma il dubbio mi viene subito, ma con questo continuo cambio di idee un leader quanto bene può portare al suo Paese?

15/05/13

Albo degli elettori

Si era capito che la dirigenza del PD non aveva capito ancora bene a cosa servisse l'albo degli elettori. Difatti è stato usato per "marchiare" gli elettori di centrosinistra. E' stato usato come un timbro all'ingresso in discoteca. Due euro per entrare e sottoscrivendo questa roba sei ufficialmente un elettore di centrosinistra, fine.

Invece negli Stati Uniti, da dove abbiamo copiato il metodo delle primarie, l'albo degli elettori è un database che viene sfruttato periodicamente dove il governo o il partito consultano gli elettori stessi. La consultazione della base elettorale è un metodo di coinvolgimento e di partecipazione necessari nella vita politica.

Il problema è che il PD l'ha fatto nascere male e ad oggi è inutilizzabile perché a far parte di quel elettorato ci sono anche non elettori del PD.
Sarebbe il caso che la macchina burocratica del partito contattasse gli elettori delle primarie per chiedere se vogliono far parte dell'albo degli elettori del PD oltre a quello del centrosinistra. In questo modo l'albo degli elettori avrà un senso e il prossimo segretario nazionale potrà consultare con più facilità la base elettorale del partito. C'è abbastanza tempo perché tanto né il segretario in carica né il premier in carica non ne faranno alcun uso.

Aveva ragione Lara Comi.

Ricordo ancora gli insulti a Lara Comi di qualche giorno fa quando a Ballarò disse che agli italiani non interessano i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi.

A Canale Cinque, in prima serata, raccontano la vicenda Ruby. Non ho seguito la trasmissione e pare che siano tantissimi, la stragrande maggioranza, a non aver visto il programma.

Infatti neanche il 6% di share. Questo significa che aveva ragione Comi, agli italiani non interessano i problemi giudiziari di Berlusconi. 
E quando il centrosinistra se ne accorgerà forse potrà anche vincere le elezioni.

14/05/13

primarie di coalizione o congresso?

Esco ancora una volta sconvolto dalla Direzione regionale (di cui non faccio parte). Ho ascoltato quasi tutti gli interventi e più il tempo passa e più mi accorgo chi può far politica per i prossimi anni e invece chi secondo me dovrebbe limitarsi a una chiacchierata da bar.
Non è una questione di rottamazione ma di mancanza di sintonia con il mondo reale. Ormai è un'ovvietà e me ne dispiace molto.

Si continua ad attaccare Civati perché ha votato quattro volte su sei contro la decisione del partito. Io mi chiedo ancora come è possibile che con un elettorato spaccato Civati (ma anche qualcun altro) rappresenta metà elettorato da solo.
Perché siamo ancora fermi a Marini - Rodotà - Prodi - Napolitano. Perché c'è chi aggiornava in diretta cosa accadeva tra il Capranica e Montecitorio, eppure c'è chi viene dopo giorni e giorni a raccontare tutt'altra storia come se fossimo stupidi cretini creduloni.
Siamo stati noi ad abituarli così, a credere a tutto ciò che ci raccontano.
C'è chi racconta che il golpe a Prodi è uguale a quello per Marini. Che il nostro partito funziona a maggioranza e che bisogna piegarsi al volere del partito. Io vorrei sapere di che partito si parla, se è quello che abbiamo votato o quello che prima vota e poi porta le discussioni nelle sedi di partito. Ma di questa vicenda ne ho parlato giorni fa e ne abbiamo parlato per troppi giorni.

Si è parlato anche di web e di politica sul web. E questo tema porta il partito a spaccarsi su conservatori e innovatori, tra chi sarà in grado di fare politica nei prossimi decenni e chi si fermerà entro le prossime due elezioni. La stranezza è che a lamentarsi del social network è chi ci sta sui social e non li usa per niente bene. A lamentarsi è chi apre la propria pagina politica solo in campagna elettorale. A lamentarsi è chi vede rischiare il proprio posto nelle istituzioni perché ha capito che più avanzano i nuovi strumenti di comunicazione e di partecipazione e più si sentono fuori dai giochi. Conservatori, appunto. Chi pensa che non si debba fare politica sul web è un folle, ma se ne accorgerà quando sbatterà il muso e non penso dobbiamo aspettare tanto tempo per questo.

Poi c'è il tema dei temi, prima congresso regionale o primarie per il candidato governatore?
Secondo molti, là dentro, è il caso di fare prima le primarie e scegliere la leadership che ci porterà alle elezioni regionali perché non siamo in grado di affrontare un congresso, ci sarebbe un bagno di sangue. E che la Sardegna e i sardi vengono prima del partito.
Sono solo io a pensare che queste primarie si trasformeranno in un congresso? Perché la mia paura è che ci sarà un bagno di sangue davanti ai sardi mettendo a rischio il risultato elettorale al costo di far vincere il proprio leader. Anche questa volta le correnti prevarranno e vedremmo quanto visto a Roma, prima le correnti e poi il partito.

Questo è lo stesso partito che ha visto nove consigliere regionali attraversare un paio di volte il Tirreno per andare a chiedere al segretario nazionale le dimissioni del segretario regionale. E' quel gruppo regionale che ha messo in discussione la tenuta dello stesso gruppo in un'istituzione per problemi interni di partito.
Io mai crederò che questi dirigenti siano disposti alla pace per favorire il percorso delle elezioni, e anche se questa pace avvenisse sarebbe roba di facciata che imploderà entro i primi 60 giorni in consiglio regionale. Li conosco i nostri polli.

E stranamente trovo la maggioranza che sostiene il segretario diversa, è di nuovo quella congressuale e non più quella di Marzo 2011. Quella del documento che prevedeva la conferenza programmatica (di cui ci sarà presto la chiusura) e del partito sardo federato. Perché ci sono anche maggioranze e maggioranze, quelle sui temi e quelle d'occasione per la pole position.

Io preferisco che il bagno di sangue avvenga prima delle elezioni e delle primarie per il candidato governatore, e lo dico proprio a tutela dei sardi. Perché quelle primarie saranno una resa di conti se prima non si fa' un congresso (aperto, apertissimo) e si federa il partito sardo con quello nazionale. La pace di facciata è una bomba ad orologeria dove l'ora dell'esplosione la conoscono in pochi ma travolge tutti.

Perché se poi ci pensate bene a decidere programma e alleati saranno gli organismi dirigenti eletti quattro anni fa, che in politica diventano venti anni, e che sono già giunti alla scadenza del mandato. Lo dico francamente, a parer mio stiamo sbagliando tutto.

09/05/13

Il pianto del nove maggio.

Da una decina di anni, il nove maggio guardo la scena finale del film che racconta Peppino Impastato, Cento Passi.
Una scena che ogni volta mi provoca il pianto. Il pianto per un uomo che ha lottato contro la mafia, un uomo che ha riempito quel silenzio di tante voci. Il pugno chiuso verso il cielo e le rose rosse che volano. Le lacrime della madre e dietro migliaia di persone, tanti giovani. Le parole, quelle parole che in un funerale non sentiresti mai ma che in quel funerale lo hanno accompagnato.

Peppino è vivo e lotta insieme a noi, le sue idee non moriranno mai.

E oggi più penso a come siamo messi e più mi verrebbe voglia di piangere. Perché non è normale fare un minuto di silenzio per chi sino al 1980 ha avuto rapporti con la mafia. Non è normale piangere un uomo che nel 1978 aveva sicuramente rapporti con chi ha ucciso Peppino Impastato che deve ricordarci ogni giorno perché siamo uomini di sinistra.

Piango perché oggi siamo alleati di un partito fondato da un mafioso, Marcello Dell'Utri. Piango perché politici di sinistra sono collusi con la mafia. E mi chiedo se quelle idee sono ancora vive.

Ma d'altronde sono un irresponsabile, che si commuove a guardare un funerale del 1978.

08/05/13

Congresso, Web e Governo.












Si è concluso il primo tempo dell'assemblea regionale del Partito Democratico della Sardegna, Venerdì la presidente fischierà il secondo tempo.

Dalla discussione emergono tre concetti a larga maggioranza:

  • maggiore attenzione a quello che si scrive sul web.
  • il governo Letta è una necessità e non c'erano alternative.
  • meglio rinviare il congresso a dopo le elezioni regionali.
Come in questo caso, non avendo diritto di parola negli organismi dirigenti e avendo un parere, non abbiamo altro spazio se non il web per esternare pensieri e opinioni. Non accetto le parole dette in assemblea, l'organismo è formato da dirigenti eletti in un'altra era politica. Non accetto quelle critiche da chi il web lo usa solo in campagna elettorale e soprattutto da chi aveva aspramente criticato Gian Valerio Sanna qualche anno fa quando se la prese con i blogger. Anzi, i blogger erano stati strumentalizzati contro Sanna. 

Il governo Letta è una necessità se risolvesse quelle emergenze e se avesse una data di scadenza. Ma come ho scritto qui le alternative c'erano. Eccome.

Lo statuto mi pare parli chiaro e la data del congresso è già stata superata. Vogliono modificare ancora le regole perché le regionali sono tra un anno, ma se si è optato per quattro anni di mandato della dirigenza un motivo ci sarà. E quel motivo è la causa, che vede i dirigenti impegnati in un tentativo di rinvio delle date congressuali. 
Ci sono abbastanza motivi per cui si dovrebbe svolgere un congresso. Ma pensano di risolvere tutto con una spartizione di candidature pensando di riappacificare le diatribe tra le varie anime. Metodo che non ha funzionato mai in passato e che non capisco perché dovrebbe funzionare proprio ora. I nodi da sciogliere sono troppi e quale miglior occasione di un congresso per scioglierli? Invece si preferisce rinviare tutto a dopo le regionali in modo che quei problemi interni diventino discussione politica nell'istituzione Regione, anziché porre rimedio ai danni causati da Cappellacci. 

Serve il PD sardo, rinnovato nelle idee e nelle persone. Quindi un congresso. Non un Metodo Cencelli anche in Sardegna.
Servono spazi di confronto più ampi e inclusivi.

P.s.: sarebbe opportuno inserire una regola che vieti al segretario eletto di partecipare alle primarie come candidato governatore.

06/05/13

#ètuttacolpadelweb 10 consigli non richiesti.

Sembra che la dirigenza del PD abbia individuato il responsabile della catastrofe economica mondiale, dell'abisso del Partito Democratico e dell'apocalisse dell'era bersaniana: il web.

Perché è tutta colpa del web, di Facebook, di Twitter, delle note, delle interviste e anche di Farmville. Beh, anche Youporn ha le sue responsabilità, per carità.

Allora vorrei dirvi dieci cose, dieci. Così ci riflettete.
  1. Il popolo del web non esiste. Esiste un popolo, quello che vota, che fa uso dei social network.
  2. Il web è una minoranza, ma è destinata a diventare maggioranza o a estinguersi? 
  3. Il web non si usa solo in campagna elettorale, si usa anche in campagna elettorale.
  4. Si parla sul web perché non ci sono altri spazi di discussione. Createli.
  5. Criticare il web sul web è un po' come andare a urlare froci di merda ad un gay pride.
  6. Per sentirsi 2.0 non basta scrivere, bisogna soprattutto leggere e interloquire.
  7. Se quello che vi scriviamo sul web ve lo mandiamo per posta, critichiamo le poste italiane?
  8. I politici che non sanno usare i social (vedi punto 6) finiranno la loro carriera politica al prossimo voto, più o meno.
  9. Chi critica il web sono gli stessi che hanno una pagina fans. 
  10. A quelli del PD: avessimo diritto di parola negli organismi dirigenti non avremmo problemi a dire quello che scriviamo.
Vi regalo l'undicesimo, rileggete questi dieci punti dieci volte. 

02/05/13

Il PD non ha ancora capito perché ha perso.

"Se avessimo i siti adatti, perché dire no al nucleare?" Lo chiede il ministro Zanonato. La risposta è ovvia, Zanonato. C'è stato un referendum con un'altissima affluenza e con un risultato plebiscitario che dice un chiarissimo NO al nucleare.

Questa affermazione ha un significato molto più profondo, ossia la distanza tra politica e cittadini. La causa maggiore della sconfitta del centrosinistra alle politiche non è ancora stata riconosciuta e di conseguenza debellata. Perché errori in campagna elettorale ce ne sono stati tantissimi, perché anche aver sostenuto il governo Monti ha spostato molti voti ad altre forze politiche e movimentistiche. Ma nessuno di noi, e mi ci metto di mezzo anche io, si è accorto di ciò che accadeva in tutta Italia, a partire proprio dai referendum.

Quei referendum mezzo snobbati, dove il PD aveva posizioni ambigue. Quei referendum che hanno permesso la nascita di comitati in tutta Italia che non hanno avuto ascolto dal Partito Democratico. Lì nacque tutto, ma non se ne sono ancora accorti e Zanonato è la chiara immagine di questa mancanza. E questa volta io non mi ci metto in mezzo, però.

Cartoline per il parroco di Lotzorai.




di Paolo Sau

di Mirko Solinas


di Paolo Sau


Tre cartoline per don Loi che pone il problema del "ministro nero", dice che non dobbiamo mischiare le razze. Sapessi come è bello mischiarsi, tra esseri umani.




29/04/13

Il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria

Nella giornata di ieri, mentre si riunivano a Perugia le migliori penne giornalistiche al Festival Internazionale del Giornalismo e a Roma giurava il nuovo governo, un pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria con rapporti con la 'ndragheta, sparava sette - otto colpi di pistola a due carabinieri.

Quanto accaduto ieri è la diapositiva di un fallimento totale del giornalismo e della politica. Il giornalismo italiano è quello delle grandi sfide a chi lancia prima la notizia, anche se la notizia è totalmente sballata. La politica è quella del fallimento dei governi berlusconiani e dell'austerità montiana confluite in un governo delle larghe intese dove ne fa parte anche il Partito Democratico che non è riuscito a portare il cambiamento chiesto dall'Italia.

Mentre ascoltavo la diretta pensavo che se i migliori giornalisti stavano a Perugia significa che a lavorare ci stavano i peggiori. Non voglio fare luoghi comuni sul giornalismo ma o si accorgono che l'unico primato che serve in questo campo è la correttezza della notizia oppure la credibilità continuerà a sprofondare nell'abisso.

Gli hanno dato del pazzo, del malato mentale, senza conoscerlo. Nessuno sapeva chi fosse, eppure era già etichettato come pazzo. Ma appena si viene a sapere che è calabrese, una giornalista di La7 aggiunge che venendo da quei posti è sicuramente infiltrato con la 'ndragheta. In quella donna si è manifestato tutto l'antigiornalismo. Il più facile dei luoghi comuni, la sconfitta morale di un territorio che prova a debellare questo male. Secondo la giornalista, quindi, tutti i sardi sono dell'Anonima Sarda? Tutti i siciliani sono mafiosi? Secondo lei tutti i politici sono ladri? Tutti i preti pedofili? E non penso che questa volta le scuse ufficiali basterebbero. No, per nulla.

Ma il fondo è stato toccato quando hanno pensato bene di intervistare il figlio del pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria. Puro sciacallaggio.

Non bastassero gli sconvolgenti commenti giornalistici, ci sono anche quelli politici.
Pura propaganda di alcuni, altri sgomentati dall'accaduto, altri meravigliati, c'è persino chi si scopre paladino della pace per un giorno.
Non c'è da rimanere meravigliati per un gesto che doveva colpire la politica e non l'arma dei carabinieri. Un gesto del genere si temeva da mesi. Davanti a un'Italia stremata dalle politiche fallimentari berlusconiane e quelle dell'austerità e del rigore del governo Monti. Un'Italia in ginocchio che ha perso le speranze di un futuro. La disoccupazione che cresce col passare del tempo, le chiusure di aziende ed esercizi commerciali vengono conteggiate al minuto, gli esodati e i pensionati che arrivano alla prima quindicina del mese.
Quei eroici paladini della pace per un giorno hanno dell'incredibile. Beppe Grillo che dice di ripudiare ogni forma di violenza ma nessuno dimentica le sue parole di odio e di violenza verso i politici. E il male è che non si tratta di una voce isolata. Ne ho sentiti tanti dire che quel pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha sbagliato mira, che sarebbe dovuto entrare dentro il palazzo a sparare. Li ho sentiti e li ho letti. O bastava fare un giro nella home di Facebook per capire che quanto successo non fosse nulla di grave, che l'infortunio di Zanetti è un dispiacere molto più grande.

Ma è facile prendersela con Grillo. Tutti dimenticano, sicuramente fanno finta di dimenticare, che Grillo è la conseguenza di quella pessima politica che ci ha accompagnato negli ultimi anni. Che Grillo non ha messo l'Imu, non ha aumentato le tasse, non ha rubato in politica. No.
Quel gesto condanna fermamente chi la politica l'ha fatta in questi anni. Perché il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha deciso che quella pistola prima doveva ammazzare qualcun altro, non si è comportato come tutti gli altri suicida.

Mai avrei immaginato che Alemanno, condannato a otto mesi di carcere per lancio di molotov all'ambasciata russa, denunciasse l'accaduto. La destra italiana insorge perché le vittime di questo attentato sono due carabinieri. La destra italiana dimentica l'odio predicato a ogni comizio elettorale. E quando parlo di destra italiana non dimentico di certo la Lega. E si pensi che il ministro dell'Interno è colui che ha guidato la truppa di parlamentari del PDL a manifestare sotto il tribunale di Milano.

Non giustifico quel gesto perché la violenza e le armi hanno sempre torto. Ma sarebbe il caso che ognuno si facesse un esame di coscienza. Giornalisti che fanno a sfida a chi lo dice prima, politici che votano guardando il dito e non la luna, politici e comici che l'odio e la violenza li hanno sempre diffusi e mai osteggiati.

E la risposta della politica non è sufficiente. Quel governo delle larghe intese mai affronterà temi come la corruzione e l'evasione fiscale che impediscono la crescita economica, mai sogneranno di dare diritti a chi li deve avere e questo impedisce la civilizzazione della società. Il governissimo non è altro che il proseguo del governo dell'austerità e del rigore con persone meno competenti perché l'anno scorso nella precedente legislatura c'erano gli stessi attori, protagonisti e comparse. Non sono queste le risposte che il Paese attende.