Parole di sangue dette da un ragazzo massacrato dai fascisti presso il fiume Tenna
M’hanno preso dietro una siepe di more
Hanno sparato sulla mia bocca d’ombra
Un papavero presso il mio cuore
È caduto con un rosso tonfo.
M’hanno spogliato come un rospo nero
Nero di fame, di paura e follia,
M’hanno steso sul sentiero
Come un pezzo di biancheria.
Parla, parla! Ma la mia bocca di marmo,
Di marmo il cielo, il sole nella mia bocca,
Nuca contro la pietra, sangue nella mia gola di marmo,
Se avessi parlato non m’avrebbero capito.
Allora mi strapparono i peli
Come si strappano spine dalle rose,
Cercavano le mie parole, ma le mie parole erano sangue,
E il mio petto un campo di trifogli rossi.
Allora non potendo trovare le mie parole
Cercarono i miei pensieri e mi strapparono gli occhi,
Coi coltelli mi frugarono nel cervello
E l’avvoltoio del buio calò su me dal cielo.
Ora sono là sulla strada di fango
Pieno di mosche, di morte, di cecità,
Solo sulla mia bocca c’è una scrittura di sangue
Che dice sempre, sempre: Libertà.
Tratto da Franco MATACOTTA, Fisarmonica rossa, Roma, Gianni Darsena, 1945.