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23/06/13

La tesina in lingua sarda.

Sono arrivati a dargli dell'esibizionista perché ha portato la tesina di terza media in lingua sarda. Nel mio paese i radical chic danno del "grezzo" a chi parla in sardo, per dire.

Io invece ho applaudito il giovane che ha dato prova di quanto sia necessario l'insegnamento della lingua sarda nelle nostre scuole. Ha chiarito che il sardo è una lingua come l'italiano e l'inglese. Quella lingua è una nostra specialità e i sardi che la parlano sono sempre meno. Può la Sardegna rinunciare alla lingua sarda? Stiamo perdendo le nostre specialità e nemmeno ce ne accorgiamo. Non è il costume sardo che ci contraddistingue, che ci rende speciali. Abbiamo una storia e una cultura che va oltre e che stiamo smarrendo, soprattutto tra i giovani.

C'è ovviamente un però, non ci rendiamo conto che questa è una notizia. Non dovrebbe essere una notizia, non in Sardegna.
Nella speranza che questo sia solo il primo di una lunga serie, sarebbe opportuno che la Regione Sardegna, ma anche i partiti (soprattutto quelli autonomisti e indipendentisti), finanziasse queste eccellenze con delle borse di studio. Anziché spendere risorse in pubblicità inutili sui quotidiani degli amici.


21/06/13

Ragione Anonima della mezza Sardegna.

La vergogna tutta sarda arriva dalla peggiore assemblea regionale di tutta la storia autonomistica. Premetto che non è normale che un Paese democratico come il nostro si debba attrezzare della doppia preferenza di genere per garantire un minimo di equilibrio di genere.
E di questo siamo tutti responsabili, a partire dalle candidature, sempre a maggioranza maschile, sino ad arrivare all'auto-convincimento che non siamo un Paese per donne.
E non siamo un Paese per giovani, e non sappiamo valorizzare e includere le minoranze. C'è un lavoro culturale da fare. Un lavoro che il resto d'Europa e dei Paesi civilizzati ha affrontato anni fa, ma noi siamo lenti e non raggiungiamo mai risultati migliori.
Siamo quel Paese dove quando c'è una riunione politica le donne non vi partecipano, vuoi perché l'orario è solitamente indecente per chi tiene famiglia, vuoi perché siamo quelli che la donna deve cucinare e stirare mentre l'uomo si preoccupa dell'altro. E non ci sta scritto da nessuna parte che l'uomo deve trovare il pranzo pronto e la camicia stirata quando rientra dal lavoro, ma siamo abituati male. Così.

Queste sono le verità. Ci saranno anche famiglie che funzionano diversamente, ma i partiti devono innanzi tutto pensare a come agevolare la partecipazione politica delle donne. Penso, per esempio, a Tempo di Svolte (per chi non lo sapesse, è un incontro autogestito da persone di centrosinistra qualche domenica fa) dove ci siamo attrezzati di un'animatrice che si è occupata dei bambini mentre le mamme facevano politica.

Quindi dobbiamo fare un lavoro culturale sul concetto nuovo di famiglia, agevolare la partecipazione delle donne nella politica (perché se arrivano al 10% rispetto agli uomini in una qualsiasi riunione di partito è già tanto) e candidare le donne. Dicono che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna. Dietro a una grande donna c'è sempre un uomo che sappia cucinare una pastasciutta e sappia stirare una camicia, aggiungo io.

Ma tornando alla votazione di ieri, i consiglieri regionali non hanno saputo guardare in faccia le tante donne sarde. Perché siamo giunti a questo livello, creare una riserva indiana per le donne. E nemmeno questo siamo riusciti a fare. Ma cosa vi aspettavate da partiti che, se andava bene, hanno candidato alle scorse regionali due donne su sette per circoscrizione? Questa è la verità. Quest'assemblea regionale non è lo specchio della società sarda ma dei partiti, dove le donne - come detto prima - se raggiungono il 10% rispetto agli uomini è già tanto.

Un voto segreto per uno scandalo mezzo annunciato. E lo dico senza peli sulla lingua, Mario Diana è stato il promotore dell'intero consiglio regionale. E' stato lui a chiedere il voto segreto ma penso che non lo chiedesse per lui, bensì per l'intera assemblea. Perché nessun partito si poteva spaccare su questo, perché sapevano benissimo che i favorevoli e i contrari (chi più e chi meno) stavano in tutti i gruppi.

Non mi interessa trovare i nomi dei contrari. Non cambierebbe nulla e soprattutto nessuno può dimostrare nulla. Nessuna caccia all'uomo, semmai caccia alla donna ma come una caccia al tesoro. Trovare le donne da candidare e sensibilizzare la società e i partiti per raccontare una società e una politica diversa e moderna. Dove le donne non hanno legittimi impedimenti per fare politica, dove dietro grandi donne ci siano uomini in grado di cucinare una pastasciutta. Perché la parità di genere prima di tutto deve essere nella quotidianità.

Nel mentre lavoriamo anche sull'abolizione del voto segreto visto che i consiglieri non hanno una vera e propria maschera quando entrano in consiglio regionale. E soprattutto perché dobbiamo tornare a essere Regione Autonoma della Sardegna, visto che da ieri siamo Ragione Anonima della mezza Sardegna (visto che le donne che sono più della metà della popolazione non ci sono).



12/06/13

Un consiglio al PD sulla Zona Franca.*

Il tour del comitato Zona Franca in Sardegna è iniziato mesi fa. Hanno girato la Sardegna a raccontare, e lo dico senza misure, favole e bugie illudendo i sardi sulla possibilità di eliminare alcune tasse.

Nelle settimane scorsi molti sindaci, la maggior parte del Partito Democratico, hanno approvato in consiglio comunale delibere e ordini del giorno in favore della Zona Franca.

Così, alcuni blogger e semplici militanti con un account facebook nelle settimane scorse hanno espresso la necessità di affrontare seriamente la questione Zona Franca con molta serietà e coinvolgendo esperti in materia di Diritto. 

Finalmente il Partito Democratico sardo, in accordo con il gruppo dello stesso partito in consiglio regionale, ha deciso si aprire una "franca" discussione a Cagliari Sabato mattina. Iniziativa lodevole e a cui spero di partecipare. 

Ma il Partito Democratico deve capire che la Sardegna non è solo Cagliari, che questi narratori di favole e venditori di sogni hanno girato l'intera isola passando anche nei comuni più piccoli e che anche il PD se vuole combattere questa battaglia deve girare l'intera isola. 

Quindi si avvii un tour che parta da Cagliari e che tocchi almeno i grandi centri prima del fatidico 24 Giugno. E dopo tale data, il tour prosegua nei centri medio-piccoli. 

*Poi fate come volete.