14/07/13

Alla violenza non si risponde con la violenza.

Al forum immigrazione di sabato scorso ricordo la fermezza con cui il ministro Kyenge chiese ai presenti di non usare la violenza per rispondere alla violenza. Ci disse di indignarci come italiani per gli insulti di stampo razzista provenienti dal nord verde perché quelle parole offendevano l'Italia e non il ministro. Ci supplicò di imporre un nuovo linguaggio politico e di iniziare da noi stessi.

Oggi è arrivato un nuovo attacco razzista dal nord e mentre la Cecile risponde in maniera pacata, gli altri hanno usato lo stesso linguaggio di Calderoli.
E sta tutto qui il problema. Rispondere con la violenza alla violenza.

Il razzismo deve essere ripudiato, e la giustificazione della battuta ironica è la forma più pericolosa di razzismo. È il Calderoli che c'è in noi che mi preoccupa. Un razzismo che nasce dai luoghi comuni, il bambino rom fa l'elemosina, il rumeno ruba, l'africano puzza, ci rubano il lavoro e le donne, i rom girano in Ferrari ecc ecc. 
Dobbiamo ripartire da qui, subito. Fermare i luoghi comuni per fermare il razzismo.

E dobbiamo imparare a non essere come loro. Perché la battutina su Brunetta l'abbiamo fatta tutti, perché qualsiasi donna del PDL diventa una puttana per gli uomini e soprattutto le donne di centrosinistra. Perché Calderoli è lo specchio di una società malata che nega di essere tale ma che in fonda sa di essere così.

È ovvio che da Calderoli mi aspettio le dimissioni, ma dal Partito Democratico mi aspetto un'accelerata sullo Ius Soli.

Dobbiamo indignarci ma farci anche l'esame di coscienza. Dobbiamo migliorarci immediatamente perché oggi c'è passata la Kyenge, ma ieri ci sono passate la Bindi e la Carfagna, e anche Brunetta.