30/07/12

PD or not PD? This is the question. Per tanti altri forse si ma non per me!


Risposta all'articolo su noisefromamerika.

Egregi Boldrin e Brusco,
con questo appello alla riflessione pensate di tracciare un percorso con cui redimere i militanti democratici dalla loro miope speranza di vedere un PD migliore. Un percorso che, passando per i limiti del progressismo di sinistra degli ultimi decenni, invita a mettere in dubbio noi stessi rappresentati. La vostra rispettabilita' professionale ed intellettuale, nonche' l'audacia di questo invito alla riflessione, mi ha spinto a leggere con interesse le vostre idee. Ritengo pero' necessario evidenziare alcuni limiti di fondo del vostro appello.

Soprassiedo sulla sinteticita' del manifesto "Cambiare la Politica, Fermare il Declino, Tornare a Crescere", pero' non posso fare a meno di evidenziarne l'astrattezza. Infatti in termini di traduzione nel mondo reale, se si considera la prossimita' della chiamate alle urne del 2013, e' palese come il vostro appello per una presa di responsabilita' di tutte le forze economiche e sociali abbia ben poche gambe. Non vi e' il tempo di mettere in piedi nessun reale progetto. Quindi, nell'ipotesi di dar seguito all'invito di staccarsi dal PD, la vera alternativa dovrebbe essere quella di appoggiare il movimento "Italia Futura" di Montezemolo che quantomeno ha un minimo di longevita' e di organizzazione? Sarebbe queta la soluzione ai problemi italiani? Sicuramente NO in quanto neanche questa nuova iniziativa puo' prescindere dal ruolo del PD nello scenario politico, come gia' evidenziato in altri commenti precedenti il mio ed ancora meglio affermato nel post di Paolo Cosseddu su ProssimaItalia.

Cio' su cui pero' mi preme riflettere e' la miopia con cui guardiamo ai problemi della nostra democrazia. Miopia che, nel leggere il vostro ragionamento sulla dimensione PD, sembra colpire anche voi. Per chi studia economia, o in generale per tutti coloro che devono fare i conti con bisogni vari e risorse limitate, i numeri sono fondamentali per oggettivare la realta'. Cosi' come e' fondamentale la dimensione manageriale per gestire efficacemente una qualsiasi organizzazione. Ed ecco che dunque i sistemi di programmazione e controllo rappresentano il meccasismo di raccordo tra la dimensione contabile e quella decisionale.
Ebbene, nel vostro manifesto (http://fermareildeclino.it/10proposte) e nel vostro invito alla riflessione, solo timidamente accennate alla mancanza dei numeri e allo scarso presidio dei processi decisionali nella democrazia di tutti i giorni, quella che si concretizza a livello locale. Ben poco riflettete su come ridare senso pratico alle persone nella vita quotidiana. Come superare il populismo dilagante con la pragmatica partecipazione nelle proprie realta' comunali. Continuate a parlare del PD su scala macro, senza capire che un partito non equivale unicamente alla Segreteria nazionale ma e' un organizzazione che deve iniziare a vivere prima di tutto nei propri circoli. Il livello macro non ha fondamento senza una base reale a livello micro, ossia nei territori.
Salvo che poterla forzatamente intravedere tra le righe della proposta 10 sul Federalismo, non ponete mai enfasi sull'importanza della partecipazione e del controllo a partire dalle comunita'. Sempre nel punto 10, parlate di trasparenza sui bilanci pubblici, senza farne emergere l'importanza per facilitare l'empowerment dei cittadini nel controllo del processo decisionale politico del singolo Comune. Ragionamento che ha grande rilevanza interna al PD, dove sono in molti a reclamare maggiore trasparenza dei suoi bilanci per permettere l'empowerment dei militanti.

Parlate astrattamente di cambiare lo strumento e proponete un elenco di soluzioni. Spontaneo viene da chiedervi, oltre a quale sia questo nuovo strumento ("Italia Futura" o cosa?): in che modo tale nuovo mezzo funzionera' diversamente dal PD per far si che le vostre proposte davvero si realizzino? Se la vostra analisi si sofferma cosi' poco a riflettere sulla gestione dei processi, come pensate di poter produrre questa reale concretizzazione del miglioramento? La vostra formazione economica e professionale dovrebbe ben ricordarvi l'importanza della cultura organizzativa per creare un vero cambiamento. Eppure continuate ad accanirvi sul scatola senza dare peso agli ingranaggi.

Iniziate chiedendo "È veramente il PD lo strumento migliore per fermare il declino italiano?". Io vi chiedo: "E' la diffusione della cultura organizzativa a livello locale l'arma piu' potente che abbiamo oggi a disposizione per cambiare le sorti del PD e di tutta la nostra democrazia?"

Luca Pirisi