15/05/12
#qchenonho. La mia parole è Croce
Giocare con le parole mi è sempre piaciuto.
Quello che non ho è la conoscenza di tante altre parole.
Quello che ho è il significato (anche doppio, triplo) delle parole che conosco.
Fossi stato invitato da Saviano e Fazio (ovviamente no) avrei scelto la parola croce.
La croce è uno dei simboli più diffusi nel mondo, e tutti sappiamo perché.
Ma la croce ha un suo peso. Viene messa sulle persone, concittadini, senza prove. Questo avvenne anche 1979 anni fa. E poi tutti esultarono per la vittoria. Dai romani a Gesù che disse di aver vinto la morte. Poi tutti l'hanno rimpianto, Gesù.
E oggi la croce la mettiamo anche dentro un'urna. E lo facciamo leggendo un semplice slogan. O magari perché ce lo dice qualcuno. A volte non ci pensiamo, a volte ci pensiamo una volta, al massimo due. Occupa tempo riflettere su cosa si vota, quali sono le conseguenze. Lo so, io ci metto troppo tempo per votare. No, non all'urna ma a casa. All'urna so già cosa votare. Perché quando vai a votare ci metti una mezzora buona, a casa almeno un'ora. E se i quesiti sono dieci, magari ci vuole qualche ora in più.
Ecco, e se è la maggioranza a votare in un certo modo ricordo anche che la stessa maggioranza aveva messo la croce sulla coalizione Berlusconi (un caso limite dove la croce si mette sul simbolo del partito e non sul candidato) e su quella di Cappellacci. E la stessa maggioranza voleva la croce su Gesù.
E allora dovete dirlo che la maggioranza non ha sempre ragione.
E chi si è rifiutato di mettere le croci ha provato ad evitare lo tsunami.
Uno tsunami che, per la prima volta, non ha messo croci ma è stato portato dalle croci, sul sì.