23/01/13

Gonnosfanadiga. Il mio punto di vista sul Regno dei Cieli.

Ho letto alcune polemiche sui social network riguardo l'acquisto di un terreno da parte dei testimoni di Geova per la costruzione di un luogo di preghiera, chiamato Regno dei Cieli.

Le polemiche nascono dalla minoranza nei confronti, ovviamente, del sindaco. Come è noto, la minoranza si presta a fare demagogia pura.

Secondo loro, ma anche secondo alcuni cittadini, quel terreno sarebbe potuto essere destinato ad un uso più "sociale" come un asilo, un cinema o un teatro. Il terreno è stato acquistato dai testimoni di Geova dopo aver vinto un bando per la vendita.

Il Comune di Gonnosfanadiga non ha regalato nulla e non capisco il paragone che si fa con la chiesa di Santa Barbara. I costi per la riparazione della chiesa sono di seicento mila euro. Il ricavo dalla cessione dei terreni sarà destinato, probabilmente, alla messa in sicurezza della stessa chiesa. Il colmo è che i testimoni di Geova stanno pagando i lavori della Chiesa. Sarebbe opportuno che i cittadini, invece, chiedessero al comune di usare questo ricavo economico per creare occupazione.

In uno Stato laico, come quello italiano, a doversi occupare dei costi di riparazione deve essere il Vaticano. Gli stessi che non hanno mai versato un euro nelle casse dello Stato ma che hanno libertà di scegliere gli insegnanti di religione, pagati dallo Stato italiano. Lo stesso Stato che ha dovuto tagliare gli insegnanti di sostegno e non quelli di religione. E mi limito qui con i poteri del Vaticano sullo Stato italiano.

Dare diritti ad altri non vuol dire toglierli a chi li ha già. Questo discorso deve essere chiaro, e non solo per la religione. Difatti anche i testimoni di Geova hanno diritto di pregare come i cattolici. Hanno diritto ad avere un loro luogo di preghiera.

E se lo Stato spende per la Chiesa cattolica non capisco perché non deve spendere anche per i testimoni di Geova, per i musulmani e i buddisti.

Un invito lo faccio alla minoranza in consiglio comunale, evitate di usare la delusione dei cittadini verso la politica per fomentare polemiche che non stanno né in cielo né in terra.