27/08/12
WEBersani
Mi spaventa che di tutto il discorso di Bersani all'apertura della Festa Democratica nazionale la stampa, ma soprattutto i democratici, abbiano colto solo la parte sui fascisti del web.
E' tutto molto grave.
Ci sono alcuni punti che al Segretario non sono chiari, uno su tutti è il fatto che sul web non ci sono personaggi come un videogame, ma cittadini, elettori. Civati lo spiega bene. Ma vorrei invitare un caffè a Bersani in un qualsiasi bar di un piccolo paese.
A me ne dicono di tutti i colori, e non a me personalmente, ma all'intero parlamento. E penso che a tutti sia capitato di sentire insulti verso la classe politica. Appunto, in un bar, non sul web.
E dovrebbe saperlo Bersani che quando il web si muove sono cazzi. Lui che si è occupato della rivoluzione araba lo sa. Ma senza andare lontani, si pensi alla rivoluzione arancione che ha colpito Cagliari, Napoli e Milano l'estate scorsa.
Ho riascoltato bene le parole di Bersani "siete degli zombie, siete dei cadaveri ambulanti, vi seppelliremo vivi, sono parole fasciste, uscite dalla rete e venite qui a dircelo".
Ripeto, caro Segretario, ti posso portare un esercito di persone disposte a dirlo. E ti ripeto ancora, ne ho sentito tante di più in giro che sulla rete. Certo, se poi vai solo agli eventi organizzati dal partito è normale che ne senti molti di meno. Ma in campagna elettorale ne sentirai, eccome.
E non mi soffermo sul termine "fascista", io le definirei "frasi della disperazione".
Occhio, Bersani, che come dice l'amico Gilioli, non è vero che le tv stanno a Berlusconi come il web sta a Grillo.
Mi spaventa anche un'altra cosa, l'attacco di Bersani a Grillo. Sino a ieri mai avrei pensato una cosa del genere, forse Pierluigi ha letto qualche sondaggio? Forse ha veramente paura di Grillo.
Colgo l'occasione per far notare il piagnisteo di Renzi per non essere stato invitato alla Festa Democratica Nazionale.
Il partito non è uno strumento a disposizione di Bersani. Ora, se Bersani si candida alle primarie per la premiership del centrosinistra si deve dimettere visto che tra i contendenti ci sono altri democratici.
Non si vuole la testa di Bersani, ma la garanzia che tutti i candidati alle primarie abbiano gli stessi strumenti. Al congresso dovrebbero mancare solo otto mesi. E alle primarie?
24/08/12
Superalcolici e spinelli schizofrenia di una legge - di Enzo Brogi
Riflessioni
sull'opportunità di liberalizzare l'uso di droghe leggere
Superalcolici
e spinelli
schizofrenia
di una legge
ENZO
BROGI
«Mmmm, Giuseppe cosa hai nello zainetto, fammi un po' vedere». Comincia così una complicata e severa procedura per quei due grammi di marijuana trovati nella macchina di Giuseppe: Prefettura, Sert ogni mattina per consegnare le urine, ritiro della patente, forse procedimento penale avviato. E poi litigi in casa e pianti della mamma, qualche scapaccione del babbo e tanta, tanta tensione. Problemi col lavoro, lui che da precario aveva appena trovato un primo impiego. Quante storie ho sentito come questa, che invece è immaginaria. Nessun problema se detieni tabacchi ed alcool in abbondanza. Guai - e che guai - se invece si tratta di una piccola quantità di marijuana. La cannabis è considerata deviante, l'alcool no, a meno che non si tratti di un alcolizzato cronico. E' un punto che non può tornare.
La nostra è la prima regione in Italia che ha approvato una legge per consentire l'uso dei farmaci derivati dalla cannabis. Ne sono stato uno dei promotori e in questi mesi ne ho discusso in numerose assemblee e dibattiti in giro per la Toscana, presentandone principi e finalità. Ho ascoltato malati che già facevano uso di cannabinoidi (la maggioranza ricorrendo al mercato clandestino), operatori sanitari e tanti cittadini. E ogni volta, nel confronto, accanto alla questione medica, affiora immancabilmente il grande tema della liberalizzazione. La discussione muove sempre dalla schizofrenia di una legge che a fronte del proibizionismo di droghe leggere consente uso, vendita lecita e addirittura guadagno dello Stato su superalcolici e sigarette. Danni enormi alla salute, elevati costi sanitari relativi (oltre 120.000 le vittime stimate all'anno), alta casistica di dipendenza e conseguenze su produttività fisica e lavorativa. L'Italia è anche fra i paesi con il maggior numero di consumatori di antidepressivi, antidolorifici e via andare con la chimica in corpo. Tutto legale. Appena si parla dell'uso della marijuana, invece, la legge colpisce, sancisce, reprime, fino al carcere. Contribuendo così ad arricchire ed alimentare ulteriormente il potente mercato il legale, la malavita organizzata e la popolazione carceraria che è già oltre ogni limite di sopportabilità. Si, abbiamo messo fuorilegge una pianta. E forse proprio dalla pianta dobbiamo far ripartire il ragionamento. In Toscana potremmo cominciare ad occuparci della produzione del farmaco, oggi acquistato in Olanda o Canada pagandolo cinque volte più del suo valore. Perché ad esempio non pensare alla coltivazione, magari in aeree pubbliche e controllate, affidando poi, all'Istituto Farmaceutico Militare Toscano, la preparazione medica? Insomma, perché non dar vita ad una vera filiera corta con qualità e risparmio, per il farmaco e per il bilancio sanitario? Ma il Paese potrebbe affrontare con coraggio la questione anche in senso più largo.
Il tema della liberalizzazione, dell'uso della quantità personale, l'autocoltivazione. Il proibizionismo ha fra le prime conseguenze il fatto che tantissimi giovani finiscono per entrare in contatto con il mondo degli spacciatori e della criminalità ed essere facilmente indotti anche alla sperimentazione di sostanze più pericolose. E del resto, la via della repressione seguita fino ad oggi non ha dato risultati apprezzabili, dal momento che l'uso di droghe leggere, anche nel nostro paese, si è intensificato anche fra i minorenni.
E' il momento di interrogarci, dobbiamo intraprendere un sentiero di lavoro nuovo. Penso a una piccola grande legge che colpisca al cuore il micidiale mercato clandestino, primo alimento delle cosche criminali. Una regolamentazione che, ci tengo a sottolineare, non deve suonare come incentivo. Una posizione innovativa e chiara, libera da falsi moralismi o pregiudizi e che non deve essere strumentalizzata. Un percorso di liberalizzazione ben governato che contribuisca anche a combattere l'uso di tutte quelle micidiali droghe chimiche o naturali che con l'illegalità rischiano di essere paradossalmente nella stessa filiera della marijuana «a portata di mano». Certo, questo deve essere accompagnato da una forte ed efficace azione di informazione e conoscenza. E' per questa via, ad esempio, che negli Usa si è ridotto notevolmente il consumo di cocaina. Azioni, urgenti anche sul fronte delle sigarette e dell'alcol. Insomma, ancora un processo culturale, aperto e convinto a nuove soluzioni. Che sottragga ingenti entrate alle organizzazioni criminali e magari immetta sul mercato sostanze più controllate e meno pericolose. Affinché Cesare si fermi alla Coop in modo più consapevole. E Giuseppe non finisca per invitare malavitosi a casa di Irene.
Enzo Brogi, consigliere regionale PD Toscana.
Fonte La Repubblica Firenze
22/08/12
Tutti in Tabacc(h)i, a comprare MS Rosse.
Come vi ricorderete, qualche mese fa mi sono candidato alle primarie del centrosinistra per l'elezione del candidato premier. Contro di me ci sono già Vendola, Bersani, Renzi, Boeri e Tabacci.
E' proprio quest'ultimo, Tabacci, che ha iniziato la sua campagna elettorale.
E allora vi dico che se capitate in qualche Tabacc(h)i comprate MS Rosse.
P.S: avete il numero del suo pusher?
E' proprio quest'ultimo, Tabacci, che ha iniziato la sua campagna elettorale.
E allora vi dico che se capitate in qualche Tabacc(h)i comprate MS Rosse.
P.S: avete il numero del suo pusher?
17/08/12
Noi Italiani 100 anni fa in America.
"Non
amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso
vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno nelle
periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano
di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo
pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Fanno
molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro."
Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912
Ilda non vuole fare il panda.
In una bellissima intervista la mia carissima amica e compagna Ilda Curti racconta il rapporto tra la donna e la politica.
C'è una risposta in particolare che mi è piaciuta.
E forse la stessa società deve ancora mutare, perché quando una compagna avverte "oggi non posso venire, devo stirare e preparare la cena" allora c'è ancora qualche problema, in famiglia.
C'è una risposta in particolare che mi è piaciuta.
Ho passato la vita da militante, donna e contraria alle quote. Ho sempre provato fastidio per un tema che mi sembrava nascondesse protezionismo, vittimismo, riserva per animali in via di estinzione, qualche volta alibi per mandare avanti anche chi non se lo meritava fino in fondo. Lo spazio non si concede ma si prende attraverso le cose che si fanno, si pensano e si dicono. Oggi ho una posizione più sfumata e meno netta. La mia generazione deve alle sorelle maggiori e alle madri la battaglia per l'affermazione delle pari opportunità, dei diritti e dell'emancipazione. Sono le nostre madri che non potevano accedere ai concorsi in magistratura, nella polizia di Stato, o ad altre professioni che si pensavano maschili. Noi siamo cresciute con l'idea che studiare, essere brave, impegnarsi sarebbe stato sufficiente per avere in mano il mondo. E la fregatura non l'abbiamo capita subito. Le donne sono spesso più brave, ci mettono tigna per allenarsi ma sono le gare che non funzionano. Se, a fatica, la società è lentamente cambiata, la politica molto meno.E mette in chiaro una cosa giustissima:
Il tema è come la politica seleziona la classe dirigente, quale peso dà al merito. Le quote sono rappresentanza statistica di un target di popolazione, sono umilianti e dicono poco. Se, invece, sono una forzatura per far scattare la scintilla del cambiamento, allora parliamone. Siccome non basta il lento e talvolta ipocrita modo di cooptare figurine nell'album della rappresentanza (la donna, l'operaio, l'imprenditore, il giovane...) allora forziamo, anche con le quote, e apriamo il mondo dei partiti alle persone, non ai target di popolazione. Se invece le quote rappresentano il politically correct di un sistema che non sa cambiare se stesso, no grazie. Non ho voglia di fare il panda.Aggiungo io, ma se dovessimo davvero rappresentare l'intera popolazione tramite percentuali e target, spiegatemi come si fa a mettere dentro anche il 10% di gay, il 14% di fumatori di marijuana, le giuste percentuali dei tifosi di Juve, Milan, Inter, Napoli, ecc, gli amanti dell'horror e gli amanti dei romanzi. Insomma non è così che si rappresenta la popolazione. L'ideale sarebbe essere scelti dai cittadini e rappresentare tutti, non se stessi, né il territorio di appartenenza, né il proprio elettorato.
E forse la stessa società deve ancora mutare, perché quando una compagna avverte "oggi non posso venire, devo stirare e preparare la cena" allora c'è ancora qualche problema, in famiglia.
11/08/12
Operazione Trasparenza.
La situazione finanziaria del Partito Democratico Sardo versa in una situazione gravissima, senza precedenti. Nell'ultima direzione regionale si è deciso di mettere cinque dipendenti in cassa integrazione in deroga.
A cosa è dovuta questa crisi finanziaria?
Non di certo al fatto che il tesoriere ha comprato diamanti o ha nascosto i soldi in Tanzania. Semplicemente ci sono stati tagli dei rimborsi elettorali del 50% e molti eletti non hanno versato. Mancano all'appello 240 mila euro di mancati versamenti.
Chi non è nel PD si starà chiedendo perché gli eletti debbano versare al partito. E' obbligatorio, è scritto nello statuto regionale e in quello nazionale.
Si è già deciso all'interno del PD Sardo che chi non sarà in regola con i versamenti non sarà ricandidato. E meno male. Però questo non risolve la situazione nell'immediato.
La proposta che faccio al partito è semplice: una tabella da pubblicare sul sito del partito dove verranno inserite le situazioni dei versamenti dei singoli eletti o appartenenti a enti, regionali e non, per conto del partito.
Ciò che in tanti dimenticano è che il partito è una cosa pubblica e non privata. E che sarebbe ora di tagliare il fascio e separare l'erba. E far notare agli iscritti, e soprattutto agli elettori, chi non rispetta le regole interne e chi evade a casa sua, immaginate fuori di casa propria.
Comunque, un consiglio: aspettate a quando fa fresco per parlare di politica.
A cosa è dovuta questa crisi finanziaria?
Non di certo al fatto che il tesoriere ha comprato diamanti o ha nascosto i soldi in Tanzania. Semplicemente ci sono stati tagli dei rimborsi elettorali del 50% e molti eletti non hanno versato. Mancano all'appello 240 mila euro di mancati versamenti.
Chi non è nel PD si starà chiedendo perché gli eletti debbano versare al partito. E' obbligatorio, è scritto nello statuto regionale e in quello nazionale.
Si è già deciso all'interno del PD Sardo che chi non sarà in regola con i versamenti non sarà ricandidato. E meno male. Però questo non risolve la situazione nell'immediato.
La proposta che faccio al partito è semplice: una tabella da pubblicare sul sito del partito dove verranno inserite le situazioni dei versamenti dei singoli eletti o appartenenti a enti, regionali e non, per conto del partito.
Ciò che in tanti dimenticano è che il partito è una cosa pubblica e non privata. E che sarebbe ora di tagliare il fascio e separare l'erba. E far notare agli iscritti, e soprattutto agli elettori, chi non rispetta le regole interne e chi evade a casa sua, immaginate fuori di casa propria.
Comunque, un consiglio: aspettate a quando fa fresco per parlare di politica.
08/08/12
La penna rossa, bianca e verde.
Ricordo ai tempi delle scuole elementari i segni rossi sul tema. A ogni tema diminuivano e sicuramente erano costruttivi.
Quei segni rossi però aumentavano fuori dalla scuola. I genitori ma anche i professori. Tutti noi abbiamo commesso le nostre ragazzate.
Poi si dovrebbe crescere, e non solo anagraficamente. E certi errori, evidenziati con la magica rossa, non si dovrebbero più commettere.
Quando si è adulti la penna rossa dovrebbe sparire. A meno che non sei un Vip o un atleta. Come Alex Schwazer. Campione olimpico a Pechino di marcia.
Un eroe nazionale quattro anni fa.
Nessuno si è dimenticato di lui. Soprattutto i frequentatori quotidiani televisivi, "ciao, sono Alex Schwazer, campione olimpico di marcia..".
E tutti per quattro anni si sono ricordati di Alex.
Forse era più conosciuto per lo spot che per lo sport. Senza sapere che "quando non mi alleno..." non esiste.
Una vita di allenamenti a rincorrere un primo posto, una medaglia d'oro. Ottenuta a Pechino ma da confermare. Perché poi l'Italia gli avrebbe riservato lo stesso trattamento che ha avuto nei confronti dei vari Magnini, Pellegrini e Cagnotto.
Qualcuno l'ha chiamata "induzione al doping".
Ed ecco rispuntare la penna rossa. No, non solo rossa. Anche bianca e verde. La penna italiana che sottolinea gli errori di chi psicologicamente non ce la fa e cede a queste sciocchezze. Di chi sbaglia e sa chiedere scusa. Ma non di chi viene arrestato in quanto ndraghetista (vedi in Calabria dove la gente è scesa in strada per impedire l'arresto di un boss, oggi).
Perché altro non è. E' un errore, certo. E' giusto che sconti la sua pena sportiva. Ma l'Italia l'ha insultato per l'uso di doping, l'avrebbe fatto anche se non fosse salito sul podio.
L'Italia, Paese di santi, poeti e navigatori. Ma anche di professori (convinti), patrioti (alle olimpiadi e ai tornei internazionali di calcio) e esaltatori della normalità (gli applausi riservati al sindaco Zedda perché lava la sua macchina).
L'Italia, conosciuta per il catenaccio ma che riserva un pressing altissimo a tutti. Ha vinto a Pechino e non il mondiale. E' il fidanzato della Kostner.
Non voglio vedere un video su Youtube di Dezan che descrive Alex come fece con Marco Pantani. Anche lui atleta fenomenale ma persona fragile.
Questo è il trattamento per chi ogni giorno percorre 50 km aspettando l'Olimpiade. Un atleta fenomenale ma fragile. Questo è Alex e questi siamo noi. Un'Italia pronta a sottolineare con la penna rossa gli errori di altri ma che non si accorge dei propri errori. Una nazione fatta di sciacalli che aspettano il momento giusto per rubare palla al difensore zoppo e fare gol al portiere senza braccia. Noi la medaglia per l'umanità e la comprensione non la prenderemo mai, nemmeno sotto Epo.
Quei segni rossi però aumentavano fuori dalla scuola. I genitori ma anche i professori. Tutti noi abbiamo commesso le nostre ragazzate.
Poi si dovrebbe crescere, e non solo anagraficamente. E certi errori, evidenziati con la magica rossa, non si dovrebbero più commettere.
Quando si è adulti la penna rossa dovrebbe sparire. A meno che non sei un Vip o un atleta. Come Alex Schwazer. Campione olimpico a Pechino di marcia.
Un eroe nazionale quattro anni fa.
Nessuno si è dimenticato di lui. Soprattutto i frequentatori quotidiani televisivi, "ciao, sono Alex Schwazer, campione olimpico di marcia..".
E tutti per quattro anni si sono ricordati di Alex.
Forse era più conosciuto per lo spot che per lo sport. Senza sapere che "quando non mi alleno..." non esiste.
Una vita di allenamenti a rincorrere un primo posto, una medaglia d'oro. Ottenuta a Pechino ma da confermare. Perché poi l'Italia gli avrebbe riservato lo stesso trattamento che ha avuto nei confronti dei vari Magnini, Pellegrini e Cagnotto.
Qualcuno l'ha chiamata "induzione al doping".
Ed ecco rispuntare la penna rossa. No, non solo rossa. Anche bianca e verde. La penna italiana che sottolinea gli errori di chi psicologicamente non ce la fa e cede a queste sciocchezze. Di chi sbaglia e sa chiedere scusa. Ma non di chi viene arrestato in quanto ndraghetista (vedi in Calabria dove la gente è scesa in strada per impedire l'arresto di un boss, oggi).
Perché altro non è. E' un errore, certo. E' giusto che sconti la sua pena sportiva. Ma l'Italia l'ha insultato per l'uso di doping, l'avrebbe fatto anche se non fosse salito sul podio.
L'Italia, Paese di santi, poeti e navigatori. Ma anche di professori (convinti), patrioti (alle olimpiadi e ai tornei internazionali di calcio) e esaltatori della normalità (gli applausi riservati al sindaco Zedda perché lava la sua macchina).
L'Italia, conosciuta per il catenaccio ma che riserva un pressing altissimo a tutti. Ha vinto a Pechino e non il mondiale. E' il fidanzato della Kostner.
Non voglio vedere un video su Youtube di Dezan che descrive Alex come fece con Marco Pantani. Anche lui atleta fenomenale ma persona fragile.
Questo è il trattamento per chi ogni giorno percorre 50 km aspettando l'Olimpiade. Un atleta fenomenale ma fragile. Questo è Alex e questi siamo noi. Un'Italia pronta a sottolineare con la penna rossa gli errori di altri ma che non si accorge dei propri errori. Una nazione fatta di sciacalli che aspettano il momento giusto per rubare palla al difensore zoppo e fare gol al portiere senza braccia. Noi la medaglia per l'umanità e la comprensione non la prenderemo mai, nemmeno sotto Epo.
Alex Schwazer. Due considerazioni.
Della conferenza stampa di Schwazer due sono le cose da notare. La prima è un segno del corpo: lo sfregamento spasmodico della testa tra le mani, tipico di quando si cerca una comprensione dagli altri (e per comprensione si intende completa del problema e soprattutto non semplice compassione verso il poveretto di turno) ma si capisce che da una platea di giornalisti assetati non la si potrà mai ottenere. La seconda è una frase che provo a riportare quasi testualmente: "Inizi a vincere da pulito, poi ti accorgi che non ce la fai a reggere e io non ce la facevo più". In questa semplice frase sono racchiusi tutte le discussioni, le lotte (vere e finte) antidoping a livello fisico e psicologico, anni di ricerche medico-farmaceutiche (orientate sia verso la manipolazione delle prestazioni sia al loro contrasto) e i drammi che vivono tutti gli sportivi: quando parti e vinci perchè sei il più forte tutti ti acclamano, poi pensano che devi continuare così per i prossimi dieci anni (se non di più). Ma un conto è arrivare all'apice di un allenamento e culminare con una bella vittoria e un conto è mantenersi su quei livelli altissimi e continuare ad allenarsi sempre più, senza fermarsi mai, senza poter prendere un caffè (i tanto biasimati ciclisti, ai tempi, nemmeno quello potevano concedersi), senza un momento per se stessi. Quando gli avversari ti contendono la gloria e il circo mediatico ti costringe a fare di tutto per non perderlo (appunto, di tutto), è inevitabile ricorrere a degli aiuti, anche se sei il più forte. Tutti gli atleti fanno questo ragionamento, quelli che appartengono al mondo dei campionissimi, quelli del mondo dei bravi atleti, quello dei semplici gregari, un mondo contro l'altro e tutti contro tutti all'interno del proprio mondo. E il sistema è lì, a caricare le persone che stanno davanti al televisore (senza sapere nemmeno cosa significhino ore e ore di allenamenti quotidiani) propinandogli che il 'nostro campione' di turno non può, non deve perdere. Poi però il sistema è lì anche quando, per non tradire quelle aspettative il campione lo spinge indirettamente a fare uso di sostanze illecite. Ma il sistema è lì anche dopo pronto a crocefiggere colui che ha portato in gloria perchè così si fa audience, e si va avanti. Quindi caro Schwazer hai fatto bene ha sfregarti la fronte disperato davanti a quella platea perchè purtroppo è lì solo per continuare a farti del male fin quando non le servirai più. Un applauso alla dignità di Schwazer che ha affrontato lo stesso tutto questo senza poter parlare apertamente, senza potersi aprire totalmente alla pubblica opinione, consapevole di essere l'ennesima vittima della caccia alle streghe. Il suo gesto di coraggio è l'unica cosa nuova di questo capitolo dell'eterna burlesque anti-doping. Quello che verrà riproposto ora è il solito finale con gli strali di Capodacqua, i "ci hai tradito" alla Cannavò (ops!), i "sì, bella recita commovente, ma non ci inganni, noi incastriamo i politici, figurati se ci impietosiamo per te" alla Travaglio, i "quando gli atleti vincevano puri" alla Pastonesi, i "cerchiamo di capire il tuo dramma, però hai sbagliato e noi non possiamo nulla" con voce rotta alla De Stefano e così via. Fino a che il poveretto sarà lasciato nell'oblio, la sua memoria infangata e si ricomincerà con qualcun altro.
Mattia Casula
Mattia Casula
05/08/12
Chi sono?
Me l'ha chiesto la mia nuova famiglia, Laicità e Diritti.
In poche righe ho provato a raccontarvelo.
E se ci penso bene, ho solo 24 anni e ho già fatto tante esperienze. Ma ho ancora tanto da vedere, da ascoltare, da imparare.
Che questa nuova avventura abbia inizio.
In poche righe ho provato a raccontarvelo.
E se ci penso bene, ho solo 24 anni e ho già fatto tante esperienze. Ma ho ancora tanto da vedere, da ascoltare, da imparare.
Che questa nuova avventura abbia inizio.
04/08/12
Sono stato io a chiedere a Pippo Baudo di candidarsi.
Nella calda notte del primo Agosto l'area JuveDem si è riunita a Trapani dalla cara Sabrina Rocca. All'ordine del giorno c'è la scelta del prossimo allenatore della Juventus (se Conte verrà squalificato) e del prossimo governatore della Sicilia.
Abbiamo fatto le primarie interne, tipo quelle che fece il gruppo parlamentare per le nomine nelle authority Agcom e privacy.
Ovviamente prima abbiamo festeggiato alla grande lo scudetto e potete immaginare in quali condizioni psico fisiche abbiamo svolto l'assemblea.
Tra Asti e Barbera spunta fuori un ordine del giorno dove si chiede che il governatore siciliano fosse esterno al PD ma juventino, così come l'allenatore della Juve dovrà essere del PD ma esterno alla Juventus. Odg precluso secondo la presidente Selma Bellomo.
Non ricordo tanto di quella assemblea, mi dissero solo di chiedere a Pippo. Lo spumante era tanto.
Così ho chiamato Pippo Baudo, gli ho detto che sono il capo area dei JuveDem e gli ho chiesto di candidarsi come governatore in Sicilia.
Solo ieri, dopo le dichiarazioni di Baudo, i cari compagni e amici juventini mi hanno detto che dovevo chiedere a Pippo Civati di allenare la Juventus e di farsi affiancare da Del Piero e non di chiedere a Baudo di candidarsi. Ho sbagliato tutto.
E meno male che non ho chiamato Pippo Inzaghi.
Comunque ora dobbiamo scegliere il governatore per la Sicilia, sempre uno juventino esterno al PD. E niente, siamo indecisi tra Idris e Ezio Greggio.
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