05/03/12

I commenti un po strani sulle Primarie, Rosanere.

Il giorno dopo il risultato delle primarie è il giorno dove, nel caso perde il candidato del Pd, le primarie diventano lo strumento di distruzione democratica.
Oggi ne ho lette troppe, talmente tante che sono riusciti a provocarmi la brutta voglia di partito. Va bene, vi riporto qualche commento.

"a ridateci il centralismo democraticoooo..."
"basta primarie sono un suicidio"
"a questo punto direi basta ai partiti, evviva la democrazia diretta: si candida chi vuole, quando vuole, come vuole! ormai i partiti non hanno più il ruolo di far crescere e selezionare la classe dirigente: ci pensano le tanto belle primarie in una domencia qualunque."
"Ma come possiamo pensare che la gente si innamori del fatto che gli diciamo «Non sappiamo chi candidare, decidete voi?». (D'Alema 2009)" 
"sono queste primarie di coalizione che non convincono e ancor meno funzionano. Stanno ancor più lacerando un partito che ancora non ha costruito neppure le fondamenta."
"ASTA PUBBLICA PER LA CANDIDATURA A SINDACO, LE OFFERTE DEVONO ARRIVARE ENTRO LE ORE 12, PER I POSSESSORI DI TESSERA "FAIDA INTERNA" E' CONCESSO IL BONUS SPUTTANAMENTO, PER GLI ALTRI NON SARANN AMMESSE DEROGHE ALLA DECENZA...
"Comunque se fossi in Bersani e la sua segreteria, convocherei una riunione con gli alleati e candiderei la Borsellino a sindaco di Palermo indipendentemente dal risultato delle primarie. Furbizia per furbizia, mi imporrei perchè il centro sinistra non può permettersi a Palermo di non candidare un simbolo dell'antimafia.
"A me l’idea che uno sconosciuto raccattato per strada che voti un candidato valga nella selezione delle candidature quanto il mio voto che faccio militanza politica lo trovo dannosissimo. Per quale motivo uno dovrebbe fare politica in un partito se non è in grado di avere un quid in più, si badi bene, non nel voto normale, ma nella selezione della candidature? Non è, appunto il modello primarie aperte il principale avversario della politica con la P maiuscola ed al servizio del capitalismo e della finanza? Quel modello di Partito in cui i dirigenti vengono scelti da tutti e non dagli iscritti e un modello oggettivamente antipolitico che uccide la politica e rende i partiti meri comitati elettorali (come vuole Emiliano che almeno non le manda a dire) Veltroni lo ha dichiarato da tempo ed in questo concorda pienamente con l’analisi Vendoliana sino a ieri. Resta da capire, infatti, i motivi che hanno spinto SEL ad appoggiare Veltroni contro Bersani nel referendum Parisi, ma pazienza. Oggi, oggi una sola cosa è urgente in Italia: la riforma della Politica, dei Partiti a partire dalla sinistra. L’Italia è l’unica nazione in Europa in cui manca un partito chiaramente aderente alla Socialdemocrazia europea che con mille difetti è l’unico strumento (da cambiare profondamente) capace di affrontare sulla scala giusta le questioni della crisi e del debito. Alternative personalistiche (e prepolitiche) non solo sono inutili ma sono dannose. Nel Pd è aperta questa discussione in modo evidente. SEL dovrebbe proporre al PD di fare assieme in Italia una moderna forza politica che abbia nel Socialismo e nella Socialdemocrazia (che per definizione non è personalistica) e rapporto con mondo del lavoroil fine portandosi dentro tutti i filoni propri della tradizione italiana da cui non può essere rimossa la Storia del PCI. L’altra sera nella stessa aula in cui il giovane dirigente di SEL lanciava sentenze sui “partiti” e sulle sorti magnifiche e progressive dei modelli personalistici durante la presentazione di un libro “nostalgia canaglia” altri protagonisti della stessa area politica riallacciavano le fila di un discorso a partire dalla famiglia comune che ancora oggi tiene insieme tanti di noi. Come coniugare la necessità di un moderno partito laburista alle sfide nuove posteci dall’ambiente e dal pensiero di genere è l’unica cosa su cui vale la pena lavorare a venti anni dallo scioglimento del PCI. Il resto sono spin doctors e apparati di propaganda. C’erano anche prima ed in genere propagandavano la linea del partito, oggi, invece, la danno. Perché? Semplice come tutte le burocrazie anche loro devono sopravvivere e lo possono fare, a differenza di chi deve portare solo avanti una idea, solo se vincono: la sconfitta in nome di un ideale non è prevista. Se perdono non mangiano più, anzi non hanno più commesse da parte dei Comitati Elettorali (i partiti secondo questi). Da questo punto di vista sono più pericolosi di qualunque burocrazia di Partito essendo portatori di una ideologia assoluta: i loro interessi economici, appunto che vengono sempre prima di tutto. Se questo è il nuovo….
 Questi sono estrapolati da una discussione tra dirigenti del Partito Democratico Sardo. Meno male che oltre  il Tirreno ci sono Nicodemo e Raffa che la vedono da altre prospettive.