24/07/13

Esposito dia il buon esempio, dimettendosi.

Leggo che il Senatore Stefano Esposito vorrebbe cacciare dal Partito Democratico Pippo Civati e Laura Puppato per i loro voti di dissenso.

Mettiamo le cose in ordine. Esposito nella scorsa legislatura ha votato 222 volte diversamente dal gruppo quando era Deputato.

Per esempio, era

  • assente quando si è votato sullo scudo fiscale (PD contrario), 
  • favorevole alla Spending Review (PD contrario), 
  • astenuto sulla riduzione numero di armi nucleari in Europa (PD contrario), 
  • contrario alla riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti e ai movimenti (PD favorevole),
  • contrario agli emendamenti al ddl anticorruzione (4 emendamenti dove il PD era contrario, astenuto, favorevole e astenuto) e favorevole all'unico emendamento dove il PD era contrario,
  • contrario al riordino dei contributi all'editoria (PD favorevole),
  • favorevole al riordino della protezione civile (PD contrario),
  • contrario a una mozione di contrasto all'evasione fiscale (PD favorevole),
  • contrario a escludere la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi in suolo libanese (PD astenuto),
  • assente sull'incostituzionalità dell'aggravante omofobia e razzismo,
  • assente alla sospensione esame legge per abolizione delle province,
  • assente alla proroga delle missioni internazionali,
  • assente per la riforma Gelimini dell'Università,
  • assente sul lodo Alfano.

Questi sono solo alcuni voti chiave, ma per chi ha voglia può trovare tanto altro.

Intanto ha già votato cinque volte diversamente del gruppo PD al Senato, a un ordine del giorno e quattro emendamenti.

Ora, caro senatore Esposito, Lei potrebbe avere ragione o meno su Civati e Puppato. Però sappia che la sua è un'autodenuncia e magari, dimettendosi, potrebbe dare il buon esempio.


Rispondo a Marina anche se non mi chiamo Scalfarotto.

In una lettera Marina Terragni scrive al deputato del Partito Democratico Ivan Scalfarotto. In questa lettera Marina racconta di un amico gay che ha "comprato" un ovocita da una donna e l'ha fatto fecondare con il suo seme. È andato tutto bene, per fortuna, ma Marina non è d'accordo con questa prassi e essendo contraria non vuole essere etichettata come omofoba.

Intanto non mi piace la premessa con cui inizia la lettera, ossia avere tanti amici gay e trans, perché il fatto di avere o meno queste amicizie non impedisce di parlare delle questioni degli omosessuali. Inoltre se davvero si è interessata alla nuova legge contro l'omofobia (estensione della legge Mancino contro le discriminazioni) non si sentirebbe minimamente perseguibile dalla legge.

Fatte le dovute premesse, come Marina ha fatto le sue, arrivo al dunque e alla questione che pone Marina.
Se una donna decide di prestarsi per ospitare una gravidanza per conto terzi lo fa in assoluta coscienza e libertà in un Paese che lo permette.
Interrompere il rapporto madre-figlio rientra nella decisione iniziale, ossia quando la donna decide di rimanere gravida. Ovviamente non è una decisione del bambino, ma quali sono le decisioni dei bambini? Quanti bambini rimangono senza famiglia? E dove è dimostrato che un bambino non possa crescere serenamente in una famiglia con due padri?

Perché se ci fosse la possibilità per le coppie omosessuali di adottare i tanti orfani o i tanti bambini in attesa di avere una famiglia magari l'amico gay non avrebbe pensato di affittare un ovocita. Ripeto il "magari" e provoco sulla questione dei diritti degli omosessuali in Italia. Che se ce lo vogliamo dire, questa prassi della gravidanza surrogata avviene anche per coppie eterosessuali.

Parlare di odio verso le donne per questa prassi mi pare strumentale e eccessiva come argomentazione. Direi al limite. Forse l'odio è di chi non rispetta la libertà, la libertà di mostrare il proprio corpo nudo o di ospitare, appunto, nel proprio ventre un bambino che poi non sarà suo.

Questa non è omofobia, questa è una posizione contro la libertà. E la legge contro l'omofobia andrebbe studiata, prima di parlarne a vanvera.


Il Porcellum tiene sotto scacco il Parlamento.

La situazione politica italiana è molto complicata tanto che un domani molti studenti di storia contemporanea avranno serie difficoltà a studiare il nostro periodo politico. Si pensi che l'opposizione va dall'estrema destra all'estrema sinistra senza passare dal centro, ma unendo gli estremi come se stessimo mettendo un braccialetto al polso. La maggioranza è composta da chi si diceva alternativo sino a ieri.

Un fattore che ha determinato la nascita di questo governo, ma anche quello precedente guidato dal Professore Monti, è la legge elettorale. Il famoso Porcellum.
È stato un fattore determinante perché entrambi i governi hanno messo tra le priorità la riforma della legge elettorale, essendo questa una legge che scontenta gli elettori ma non i partiti a quanto pare.

Di fatto, le segreterie dei partiti possono scegliere i loro rappresentanti, alla Camera c'è un premio di maggioranza smisurato mentre il Senato ad oggi e con questo scenario politico diventa ingovernabile. Cioè, un parlamento di nominati che devono fare alleanze post elezioni per poter governare per qualche mese.

Perché il parlamento non accelera per eliminare il Porcellum? Semplice, perché se venisse cambiata la legge elettorale a qualcuno potrebbe venire in mente di togliere la fiducia al governo. Il Porcellum è la garanzia del governo, è lo scacco al parlamento. Fin quando non verrà cambiato non si andrà a elezioni. Ecco perché la riforma elettorale si farà all'ultimo, addirittura forse con un altro governo e con lo stesso parlamento.