29/04/13

Il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria

Nella giornata di ieri, mentre si riunivano a Perugia le migliori penne giornalistiche al Festival Internazionale del Giornalismo e a Roma giurava il nuovo governo, un pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria con rapporti con la 'ndragheta, sparava sette - otto colpi di pistola a due carabinieri.

Quanto accaduto ieri è la diapositiva di un fallimento totale del giornalismo e della politica. Il giornalismo italiano è quello delle grandi sfide a chi lancia prima la notizia, anche se la notizia è totalmente sballata. La politica è quella del fallimento dei governi berlusconiani e dell'austerità montiana confluite in un governo delle larghe intese dove ne fa parte anche il Partito Democratico che non è riuscito a portare il cambiamento chiesto dall'Italia.

Mentre ascoltavo la diretta pensavo che se i migliori giornalisti stavano a Perugia significa che a lavorare ci stavano i peggiori. Non voglio fare luoghi comuni sul giornalismo ma o si accorgono che l'unico primato che serve in questo campo è la correttezza della notizia oppure la credibilità continuerà a sprofondare nell'abisso.

Gli hanno dato del pazzo, del malato mentale, senza conoscerlo. Nessuno sapeva chi fosse, eppure era già etichettato come pazzo. Ma appena si viene a sapere che è calabrese, una giornalista di La7 aggiunge che venendo da quei posti è sicuramente infiltrato con la 'ndragheta. In quella donna si è manifestato tutto l'antigiornalismo. Il più facile dei luoghi comuni, la sconfitta morale di un territorio che prova a debellare questo male. Secondo la giornalista, quindi, tutti i sardi sono dell'Anonima Sarda? Tutti i siciliani sono mafiosi? Secondo lei tutti i politici sono ladri? Tutti i preti pedofili? E non penso che questa volta le scuse ufficiali basterebbero. No, per nulla.

Ma il fondo è stato toccato quando hanno pensato bene di intervistare il figlio del pazzo vestito bene in giacca e cravatta che vien dalla Calabria. Puro sciacallaggio.

Non bastassero gli sconvolgenti commenti giornalistici, ci sono anche quelli politici.
Pura propaganda di alcuni, altri sgomentati dall'accaduto, altri meravigliati, c'è persino chi si scopre paladino della pace per un giorno.
Non c'è da rimanere meravigliati per un gesto che doveva colpire la politica e non l'arma dei carabinieri. Un gesto del genere si temeva da mesi. Davanti a un'Italia stremata dalle politiche fallimentari berlusconiane e quelle dell'austerità e del rigore del governo Monti. Un'Italia in ginocchio che ha perso le speranze di un futuro. La disoccupazione che cresce col passare del tempo, le chiusure di aziende ed esercizi commerciali vengono conteggiate al minuto, gli esodati e i pensionati che arrivano alla prima quindicina del mese.
Quei eroici paladini della pace per un giorno hanno dell'incredibile. Beppe Grillo che dice di ripudiare ogni forma di violenza ma nessuno dimentica le sue parole di odio e di violenza verso i politici. E il male è che non si tratta di una voce isolata. Ne ho sentiti tanti dire che quel pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha sbagliato mira, che sarebbe dovuto entrare dentro il palazzo a sparare. Li ho sentiti e li ho letti. O bastava fare un giro nella home di Facebook per capire che quanto successo non fosse nulla di grave, che l'infortunio di Zanetti è un dispiacere molto più grande.

Ma è facile prendersela con Grillo. Tutti dimenticano, sicuramente fanno finta di dimenticare, che Grillo è la conseguenza di quella pessima politica che ci ha accompagnato negli ultimi anni. Che Grillo non ha messo l'Imu, non ha aumentato le tasse, non ha rubato in politica. No.
Quel gesto condanna fermamente chi la politica l'ha fatta in questi anni. Perché il pazzo vestito bene che vien dalla Calabria ha deciso che quella pistola prima doveva ammazzare qualcun altro, non si è comportato come tutti gli altri suicida.

Mai avrei immaginato che Alemanno, condannato a otto mesi di carcere per lancio di molotov all'ambasciata russa, denunciasse l'accaduto. La destra italiana insorge perché le vittime di questo attentato sono due carabinieri. La destra italiana dimentica l'odio predicato a ogni comizio elettorale. E quando parlo di destra italiana non dimentico di certo la Lega. E si pensi che il ministro dell'Interno è colui che ha guidato la truppa di parlamentari del PDL a manifestare sotto il tribunale di Milano.

Non giustifico quel gesto perché la violenza e le armi hanno sempre torto. Ma sarebbe il caso che ognuno si facesse un esame di coscienza. Giornalisti che fanno a sfida a chi lo dice prima, politici che votano guardando il dito e non la luna, politici e comici che l'odio e la violenza li hanno sempre diffusi e mai osteggiati.

E la risposta della politica non è sufficiente. Quel governo delle larghe intese mai affronterà temi come la corruzione e l'evasione fiscale che impediscono la crescita economica, mai sogneranno di dare diritti a chi li deve avere e questo impedisce la civilizzazione della società. Il governissimo non è altro che il proseguo del governo dell'austerità e del rigore con persone meno competenti perché l'anno scorso nella precedente legislatura c'erano gli stessi attori, protagonisti e comparse. Non sono queste le risposte che il Paese attende.