09/01/13

MI AUTOSOSPENDO

In base alle decisioni prese dalla direzione nazionale del Partito Democratico sulle liste dei candidati alla Camera e al Senato che non rispetta il voto dei sardi delle primarie dei parlamentari, comunico a voi tutti il mio piccolo gesto e significativo di sospendermi dall'incarico dei Giovani Democratici nella segreteria provinciale.

Con questo atto voglio dar forza alla presa di posizione del capogruppo del consiglio regionale Giampaolo Diana e del Segretario regionale dei Giovani Democratici Mauro Usai.

Sono perfettamente conscio del fatto che una piccolo incarico come il mio non cambia le sorti della politica sarda, ma ritengo che questa battaglia è da fare con tutte le nostre forze per vincere le politiche e le regionali tra qualche mese.

La Sardegna si ritrova ogni giorno a dover affrontare problematiche non indifferenti e che, appunto, riguardano solo questa terra. Trovo inaccettabile che non venga rispettato l'elettorato sardo che ha scelto chi deve rappresentarli alla Camera e al Senato. Nessuno contesta i candidati, le persone, scelti da Roma, si contesta il metodo: l'imposizione.

Invito tutti coloro che hanno anche il più piccolo incarico come il mio di seguire questa onda di indignazione e di protesta.

Mirko Solinas.

Dulcis in fundo, Sulcis in primis.

Di Latino non ci capisco nulla, sarà perché il liceo l'ho visto solo durante le vele. Di politica qualcosa in più, della galassia del partito democratico conosco anche i piccoli satelliti.

Abbiamo fatto le primarie per i parlamentari, un po' alla cazzo di cane ma le abbiamo fatte. Qualcosa è cambiato, tipo otto giovani democratici eletti in tutta Italia, tipo tante donne vincenti. Avevamo fatto anche quelle per il candidato premier e Bersani è stato legittimato dagli elettori e non da una conta interna. Di conseguenza Bersani si sarebbe dovuto slegare dagli accordi interni con i capi bastone. E invece ci è ricascato, come un tossicodipendente dopo il recupero in una comunità che esce e trova al bar amici di tante strisce.

Lo sfidante era quel giovine di Matteo Renzi, che prende il 40% alle primarie e elegge pochissimi dei suoi con le primarie dei parlamentari. Ma anche Renzi di politica è esperto e non si tira indietro quando ci sono da mettere diciassette fedelissimi nel listino bloccato. Ma lui voleva le primarie, il rinnovamento, trasparenza e tante altre belle parole che tali sono rimaste.

E ci sono anche i Giovani Turchi e Prossima Italia che le primarie per i parlamentari le hanno vinte e che, nonostante tante vedute politiche diverse, si ribellano a quel listino.

Tornando al discorso iniziale, i capi bastone piazzano i loro uomini e le loro donne in giro per l'Italia, dal Friuli alla Sicilia facendo scalare chi le primarie le ha vinte negli ultimi posti o in posti di non eletti. Accade che quel listino che doveva portare competenze ha portato competenze politiche dei capi bastone. E quindi gli -ani vengono piazzati in posti eleggibili ovunque.

In Sardegna i lettiani (sono sempre in quattro o cinque ma ottengono sempre ciò che vogliono, tipo Casini, la scuola è la stessa) ripescano Francesco Sanna, sconfitto alle primarie nel Sulcis. Non penso che le competenze di Francesco Sanna siano da mettere in dubbio, la delusione è il metodo. Il ripescaggio di uno sconfitto in una competizione interna come quella delle primarie è un atto politico, e soprattutto civile, sbagliato. Sanna entra in quota Letta, ma se Sanna non avesse avuto Letta capo bastone sarebbe mai entrato in parlamento? Ecco perché è importante che chi vuole fare politica si deve cercare un padrino, anche se la cresima non si fa'.

C'è anche tale Luigi Manconi, marito di Bianca Berlinguer e nato a Sassari. Le competenze sono fuori discussione, il problema è che il legame con l'isola esiste solo per le vacanze estive. Comunque rispetta i criteri chiesti dalla direzione regionale e del regolamento nazionale.

Il quarto posto alla Camera andrà a una socialista, e così il renziano Gavino Manca si ritrova ottavo e per discorso di aree che hanno fatto, a rischiare di rimanere fuori è l'unico renziano eletto in Sardegna. Insomma, i socialisti contano quanto i milanisti nello stadio della Juventus nel derby con il Torino mentre i renziani contano un buon ventisette percento in Sardegna. E non fatemi il discorso della rappresentanza territoriale perché se il discorso non vale per il renziano, a maggior ragione non vale per la socialista.

Altra questione, che metto per ultima ma di prima importanza, è che in Sardegna non si rispetta la parità di genere. Su dodici che ne eleggiamo, solo tre sono donne, il 25%. A meno che non arrivi una socialista, come scritto sopra, e si arriva al 33%, ci voleva una socialista per raggiungere la parità di genere.

Errore gravissimo del PD sardo, che in parte è riuscita a porre rimedio sbattendo i pugni sul tavolo, è stato la dimenticanza di federare il Partito Democratico Sardo. Le regionali sono alle porte, così come il congresso, aspettiamo ancora qualche mese o lo facciamo subito?

Altro dato che ha dell'incredibile, il Sulcis mette lo stesso tanto di onorevoli di Cagliari e se Manca non ce la dovesse fare a entrare ne metterebbe anche uno in più di Sassari, Dulcis in fundo e Sulcis in Primis.