24/08/12

Superalcolici e spinelli schizofrenia di una legge - di Enzo Brogi

Riflessioni sull'opportunità di liberalizzare l'uso di droghe leggere
Superalcolici e spinelli
schizofrenia di una legge
ENZO BROGI

Piccolo borgo del Chianti, una rotonda prima delle poche case di sassi. Un po' nascosta la pattuglia dei Carabinieri ferma qualche automobilista, magari più indisciplinato. Hanno appena dato l'alt a Cesare, 22 anni, il figlio del farmacista, che subito porge i documenti. «Dove vai con tutte quelle bottiglie di superalcolici e sigarette?» Cesare è gentile ed educato, conosce i carabinieri della stazione. «Sono per gli aperitivi perla festa di laurea di Irene, li abbiamo comprati in piazza, alla Coop». Tutto a posto, si salutano e la Golf riparte. Appena dopo il brigadiere ferma un'altra auto. Anche la Punto ed il conducente sono conosciuti. E' Giuseppe, il figlio dei fabbro, stessa età di Cesare. «Documenti. Anche te alla festa di Irene?». Giuseppe è un po' impacciato, nervoso. «Si, si... siamo tutti invitati, abbiamo fatto le elementari assieme». Il capo pattuglia, uomo di esperienza e professionalità, conosce tutti.
«Mmmm, Giuseppe cosa hai nello zainetto, fammi un po' vedere». Comincia così una complicata e severa procedura per quei due grammi di marijuana trovati nella macchina di Giuseppe: Prefettura, Sert ogni mattina per consegnare le urine, ritiro della patente, forse procedimento penale avviato. E poi litigi in casa e pianti della mamma, qualche scapaccione del babbo e tanta, tanta tensione. Problemi col lavoro, lui che da precario aveva appena trovato un primo impiego. Quante storie ho sentito come questa, che invece è immaginaria. Nessun problema se detieni tabacchi ed alcool in abbondanza. Guai - e che guai - se invece si tratta di una piccola quantità di marijuana. La cannabis è considerata deviante, l'alcool no, a meno che non si tratti di un alcolizzato cronico. E' un punto che non può tornare.
La nostra è la prima regione in Italia che ha approvato una legge per consentire l'uso dei farmaci derivati dalla cannabis. Ne sono stato uno dei promotori e in questi mesi ne ho discusso in numerose assemblee e dibattiti in giro per la Toscana, presentandone principi e finalità. Ho ascoltato malati che già facevano uso di cannabinoidi (la maggioranza ricorrendo al mercato clandestino), operatori sanitari e tanti cittadini. E ogni volta, nel confronto, accanto alla questione medica, affiora immancabilmente il grande tema della liberalizzazione. La discussione muove sempre dalla schizofrenia di una legge che a fronte del proibizionismo di droghe leggere consente uso, vendita lecita e addirittura guadagno dello Stato su superalcolici e sigarette. Danni enormi alla salute, elevati costi sanitari relativi (oltre 120.000 le vittime stimate all'anno), alta casistica di dipendenza e conseguenze su produttività fisica e lavorativa. L'Italia è anche fra i paesi con il maggior numero di consumatori di antidepressivi, antidolorifici e via andare con la chimica in corpo. Tutto legale. Appena si parla dell'uso della marijuana, invece, la legge colpisce, sancisce, reprime, fino al carcere. Contribuendo così ad arricchire ed alimentare ulteriormente il potente mercato il legale, la malavita organizzata e la popolazione carceraria che è già oltre ogni limite di sopportabilità. Si, abbiamo messo fuorilegge una pianta. E forse proprio dalla pianta dobbiamo far ripartire il ragionamento. In Toscana potremmo cominciare ad occuparci della produzione del farmaco, oggi acquistato in Olanda o Canada pagandolo cinque volte più del suo valore. Perché ad esempio non pensare alla coltivazione, magari in aeree pubbliche e controllate, affidando poi, all'Istituto Farmaceutico Militare Toscano, la preparazione medica? Insomma, perché non dar vita ad una vera filiera corta con qualità e risparmio, per il farmaco e per il bilancio sanitario? Ma il Paese potrebbe affrontare con coraggio la questione anche in senso più largo.
Il tema della liberalizzazione, dell'uso della quantità personale, l'autocoltivazione. Il proibizionismo ha fra le prime conseguenze il fatto che tantissimi giovani finiscono per entrare in contatto con il mondo degli spacciatori e della criminalità ed essere facilmente indotti anche alla sperimentazione di sostanze più pericolose. E del resto, la via della repressione seguita fino ad oggi non ha dato risultati apprezzabili, dal momento che l'uso di droghe leggere, anche nel nostro paese, si è intensificato anche fra i minorenni.
E' il momento di interrogarci, dobbiamo intraprendere un sentiero di lavoro nuovo. Penso a una piccola grande legge che colpisca al cuore il micidiale mercato clandestino, primo alimento delle cosche criminali. Una regolamentazione che, ci tengo a sottolineare, non deve suonare come incentivo. Una posizione innovativa e chiara, libera da falsi moralismi o pregiudizi e che non deve essere strumentalizzata. Un percorso di liberalizzazione ben governato che contribuisca anche a combattere l'uso di tutte quelle micidiali droghe chimiche o naturali che con l'illegalità rischiano di essere paradossalmente nella stessa filiera della marijuana «a portata di mano». Certo, questo deve essere accompagnato da una forte ed efficace azione di informazione e conoscenza. E' per questa via, ad esempio, che negli Usa si è ridotto notevolmente il consumo di cocaina. Azioni, urgenti anche sul fronte delle sigarette e dell'alcol. Insomma, ancora un processo culturale, aperto e convinto a nuove soluzioni. Che sottragga ingenti entrate alle organizzazioni criminali e magari immetta sul mercato sostanze più controllate e meno pericolose. Affinché Cesare si fermi alla Coop in modo più consapevole. E Giuseppe non finisca per invitare malavitosi a casa di Irene.

Enzo Brogi, consigliere regionale PD Toscana.

Fonte La Repubblica Firenze