16/07/13

Un ministro alle Pari Opportunità, se non ora quando?

Mentre l'Italia si divide in mozioni favorevoli e sfavorevoli a Miss Italia, nessuno si indigna per l'assenza nel governo di un ministro alle Pari Opportunità.

Dopo le dimissioni forzate di Josefa Idem, il premier Letta ha deciso di distribuire le sue deleghe agli altri ministri. Le politiche giovanili sono andate al ministro Kyenge, quelle dello Sport a Delrio e a Biancofiore e le Pari opportunità al viceministro del lavoro Guerra.

Le battaglie possono essere portate avanti al di là del fatto che non c'è un ministro alle pari opportunità, ma ci sono tantissime disparità che affliggono trasversalmente i mondi del lavoro, della politica e della società e le classifiche solo del mondo occidentale ci danno sempre tra gli ultimi.

Il ministro Idem in pochi giorni aveva avviato una task force e un osservatorio che riguarda la violenza sulle donne e il femminicidio, inoltre era riuscita a far parlare tanto dentro e fuori dal parlamento di pari opportunità. Ora questo eccellente avvio dei lavori rischia di essere bloccato.

C'è l'urgenza di migliorare la legge sullo stalking di Mara Carfagna (che se ne dica, ottima ministra delle pari opportunità), incentivare il lavoro femminile, aumentare gli asili nido e diminuire i costi, incentivare la partecipazione politica delle donne e tanto altro.

In un momento di crisi come questo c'è la necessità di favorire la partecipazione delle donne nei cda e nella politica, e i dati dimostrano che quando almeno il 50% sono donne le cose vanno necessariamente meglio. Bisogna immediatamente investire sulle donne.

Questo che hanno dato Letta, il governo e i partiti che lo sostengono, è un messaggio sbagliato e lo snobismo  porterà a un regresso del mondo femminile nella società. Ecco perché è necessario dare questa delega a un ministro che si occupi solo di questo e che mandi avanti il programma iniziato dalla Idem. Se non ora, quando?


Miss Italia. La Boldrini si è persa.

Non ho mai seguito Miss Italia alla Rai e perciò la chiusura del programma mi provoca indifferenza.

Ricordo ancora quando qualcuno si permise di dire che per evitare violenze e femminicidi, le donne avrebbero dovuto rinunciare alla minigonna, ai tacchi, al rossetto e rincasare entro mezzanotte.
Nacque una feroce polemica dove le stesse donne si difesero e chiesero la libertà di essere donne.

La Boldrini parla di una scelta civile e moderna perché le donne possono esprimere il loro talento anche in altri modi. Civile e moderna perché non ci saranno più un centinaio di donne svestite con un numeretto. La Boldrini sta sostenendo la teoria del paragrafo di sopra, che se la donna non provocasse non ci sarebbero violenze.
Provo una profonda tristezza nelle parole della Boldrini.

La bellezza non deve essere motivo di schiavitù, le donne dovevano tenere questo spazio di libertà per dimostrare che la bellezza non alimenta la violenza. Perché c'è un limite enorme tra il mostrare la propria bellezza ed essere volgari. Perché in spiaggia il burqa non si usa e la pallavolo non si fa con i pantaloni lunghi, eppure non si registrano casi di violenza in spiaggia o in un campo di pallavolo.

Le violenze si consumano maggiormente in famiglia. E non mentre trasmettono Miss Italia.

La moralità, secondo la Boldrini, è censurare la bellezza. Poi però ci ritroviamo chiuso il ministero delle Pari Opportunità e non si modifica la legge sullo stalking di Mara Carfagna (a cui comunque va atto di aver scritto una legge storica per l'Italia). Oppure ci sarebbe da parlare della disparità di genere nel mondo del lavoro, nella politica e nella famiglia.

Ma soprattutto siamo sicuri che la Rai abbia rinunciato al concorsone di bellezza per moralità? O non se lo fila più nessuno, Miss Italia, e quindi non ci sarebbero abbastanza entrate pubblicitarie?

Insomma, sarebbe bene che la Boldrini mettesse in ordine le sue idee sulla libertà della donna. Non sono uno che giudica una persona per l'aspetto fisico, ma la Boldrini parte dal presupposto che chi partecipa a Miss Italia non abbia altri talenti e forse forse in torto è lei e non io.