14/03/12

Giovani Vecchiocratici - di Alessio Mandis -

Sono stanco di chi finge di essere giovane. Di ventenni che vendono fumo. Di ragazzi che mostrano la tessera e scappano dai problemi reali del mondo. Sono stanco di chi, pur senza averne bisogno, cerca a tutti i costi un padrino. Tanta è la paura di trovarsi soli in mezzo al mare. 
Sono stanco di chi a vent'anni gioca a fare il politico di professione senza pensare prima a cercarsela, una professione, o almeno a studiare. Perché la politica non è un mestiere, e chi la fa per mestiere rischia di piegare gli interessi collettivi all'esigenza tutta sua di sopravvivere. Sono stanco di quei giovani che non parlano mai come mangiano, che si esprimono come burocrati di partito senza aver mai studiato cos'erano, i partiti, quando funzionavano veramente; che usano termini che un diciottenne medio non li degnerebbe neppure di un minuto del proprio tempo; che passano il loro, di tempo, a disegnare improbabili strategie sul nulla, a contare tessere o a fingersi illuminati, ma sempre nei dintorni del proprio ombelico, mentre fuori piove, diluvia, mentre l'ici sale al 6 per mille se va bene, e la regione taglia i fondi per il diritto allo studio, e gli istituti scolastici si accorpano, e i piccoli comuni muoiono, e le industrie chiudono.
Sono stanco di chi dice di rappresentarmi e invece non mi rappresenta. 
Stanco di chi per scegliere chiede il permesso, di chi sa fare bene i compiti a casa perché è chiaro che se li è fatti fare da qualcun altro e così, ovviamente, sono fatti meglio.
Vorrei dire, a quei giovani vecchiocratici, che per esserlo davvero, giovani e politici, a volte bisogna imparare a prendere calci in culo e schiaffoni. Bisogna andare a mercato la mattina e sentire le persone che parlano e che ti sputano in faccia che la politica é finta, e tu puoi non essere d'accordo ma li devi ascoltare. E devi anche saper dare loro qualche risposta, perché la politica, quella seria, si misura sulla capacità di saper leggere tutto questo ed infine di rispondere, a tutto questo. 
E allora formazione. Quello che i partiti hanno rinunciato a fare da 20 anni. 
E vorrei ricordare loro, inoltre, che bisogna sempre conoscere il valore della responsabilità, che quando ce l'hai non puoi tornare indietro. E capire il senso di una stretta di mano. Intuire la profondità di una promessa. Il senso dell'integrità. Il coraggio di dire di no quando é più difficile.
Sono stanco di chi non capisce che essere giovani non è un limite, ma semplicemente una parte della vita di ognuno . Che i giovani non hanno bisogno di riserve, né di favori, né tantomeno di accozzi. Che possono tranquillamente uscire e imparare da soli come si cammina. Che a un certo punto, ad essere presi troppo per mano, spesso ci si dimentica di com'é bello andare da soli. 
Questo dovremmo imparare, prima ancora di decidere di dedicare il nostro tempo e la nostra vita alla politica. Diversamente avremmo sbagliato tutto, e il rischio di dimenticarlo mi terrorizza ogni giorno. 
Perché un conto è essere giovani, altra cosa, è restare piccoli.