18/12/11

Le varietà del nero.

"L'uomo nero ti porta via"
Con questa frase i grandi impongono la paura ai bambini, il ricatto. Questo fantomatico uomo nero malvagio ci porta via se non mangiamo la pappa o non facciamo i compiti. Salvo che da bambino non ti appassioni di calcio e t’innamori dei gol di qualche brasiliano o africano come Pelè o Weah e allora sai che l'uomo nero è buono. A quel punto il genitore si rassegna, capisce che l'uomo nero non fa' paura, allora sostituisce l'uomo nero con le streghe. Le streghe ti portano via. Poi si arriva alle elementari e qualche maestra strega la incontri.
Peccato che gli uomini neri esistano e le streghe no. E questo è il limite tra realtà e fantasia che sfugge al genitore e che semina il razzismo nei piccoli.
A me sinceramente da bambino faceva paura Michael Jackson, quelle pupille nere e grandi, la pelle talmente bianca che nemmeno le statue di cera hanno quel colore. Quando compariva in televisione, scappavo in bagno.

Oggi ho altre paure, le classiche paure che un giovane può avere. Le paure di un sardo, le paure di un italiano. Le paure di un essere umano. Non sto qui a elencarle perché se riflettete, un attimo sono le paure condivise da tutti.
Ho paura, anche, del razzismo.
E ho paura del leghismo.
Perché loro dicono di essere perfetti. La convinzione gliela lascio, il resto no. Eppure il verde è così bello. Il verde è natura, il verde è speranza, il verde è uno dei tre colori della bandiera italiana. C'è chi ruba il bello per renderlo brutto, come quello che ruba la parola libertà (la parola più bella del mondo E.D.) e la colloca nel nome del suo partito. Ladri di parole.
E nemmeno loro, i leghisti, sono tutti uguali. C'è un sindaco della Lega Nord, Bof di Tarzo. Lui non è come gli altri. Lui paga le rate alle famiglie degli immigrati di Tarzo. Lui agevola l'integrazione e ha portato i bambini neri all'asilo.

Se ti sposti in una regione vicina, trovi un campo rom avvolto dalle fiamme. Le fiamme di una vendetta per un reato mai commesso. E' facile dire che è stato un rom, anzi due, a violentare una giovane ragazza. Una bugia che scatena l'inferno a Torino. Non solo, anche il luogo comune. Eppure quando quella ragazza americana fu accusata di un omicidio, l'Italia non dichiarò guerra agli Stati Uniti. Non ricordo nemmeno un italiano picchiare uno svizzero perché l'evasore italiano ha depositato la sua ricchezza segreta in una banca svizzera. E' troppo facile prendersela con chi è indifeso. In Italia funziona così: è sempre colpa dell'emigrato o del rom. Così com’è sempre colpa del comunista.

E poi ci sono loro, due giovani senegalesi, che lavoravano per sopravvivere. Stavano lì, come ogni giorno, al mercato di Firenze. Un fascista spara a bruciapelo. Ammazzati perché neri. Eppure il nero è il colore dei fascisti.
La colpa di essere neri. Non è una colpa avere la pelle nera, la colpa è essere neri dentro, essere nero fascista.
E' loro la colpa se siamo in crisi, è loro la colpa se aumentano i reati, è loro la colpa se non c'è più lavoro. Eppure non hanno nemmeno un diritto. Non sono cittadini, sono neri che soggiornano clandestinamente in Italia. L'Italia.

 Rocce taglienti come coltelli, pungenti come spille ad accoglierli. Dietro la collina il volto del futuro. La faccia della libertà sognata si presenta come col profilo di un plotone di gendarmi col manganello in mano. [E.D.]

E' fin troppo semplice essere fieri a essere italiani quando Grosso segna il rigore contro la Francia e vinci il mondiale.
E' fin troppo semplice essere fieri a essere italiani quando Pantani vinse il tour de France o quando la Rossi vinceva il motomondiale.
E' fin troppo semplice essere fieri a essere italiani quando la Gioconda e Benigni premio Oscar.

Poi ci dimentichiamo di essere umani. Ci dimentichiamo quando il nero puzza dopo aver attraversato a piedi nudi il deserto senza un goccio d'acqua e affronta un'attraversata in mare di giorni in una piccola barca con le onde più alte di loro, i lamenti dei bambini, la luna che non c'è, le donne che partoriscono lì. E qualcuno si confonde nel nero del mare.

Popolo di emigrati che non riconosce la varietà del nero. Il nero è buio. E il buio si è posato sull'Italia, e sta a noi riportare la luce.