31/03/13

L’uovo di Pasqua.


Al latte, fondente e con noccioline. Gli italiani si dividono nella scelta dell’uovo di pasqua. A pochi piace bianco.
Così si litiga su quale è più buono, si litiga per giorni e Pasqua arriva. Non si può più aspettare, lo famo bianco con pezzi di cioccolato al latte, di cioccolato fondente e un po’ di noccioline. Lo famo strano.

Questa è la mossa di Napolitano, tutti dentro con Monti premier. Come se Monti non si fosse mai candidato e non avesse preso una percentuale bassa, come se gli italiani non avessero mai detto che Monti e il suo governo non sono piaciuti. Bocciati dal voto.
Dentro la sorpresa. Come quando scrivono nell’etichetta dell’uovo ciondolo in oro e invece trovi un ciondolo di alluminio bagnato nell’oro. Come i saggi che pensano lo siano e invece non lo sono.

La saggezza è donna, lo dice letteralmente la parola. Eppure Napolitano pensa che le donne non siano sagge, non ce n’è nemmeno una. Spulciando i nomi di saggio c’è ben poco. Se pensa che Violante e Quagliarello sono saggi allora abbiamo perso anche il valore della saggezza, così come è successo nel passato recente per altre parole come rivoluzione e moderati.

La politica brucia le parole per almeno trent’anni, mai più potremmo complimentarci con qualcuno e dirgli che è saggio, ti manda a quel paese qualsiasi persona paragonata a Violante e Quagliarello.
Mai più si potrà dire che faremmo la rivoluzione, perché la rivoluzione civile è fallita sul nascere.
All’uomo di sinistra non si potrà più dire di moderare i toni perché non dirà mai che Eluana Englaro è stata uccisa.
La saggezza, figlia della riflessione e dell’esperienza. Valori anche questi abusati e non pervenuti in quei dieci personaggi, o almeno nella maggior parte di loro.

Il Treccani spiega bene chi è saggio, riferito a persona, che è dotato di saggezza, che ha e rivela, nel comportamento, nel giudicare e nell’operare, oculato discernimento, moderazione, equilibrio intellettuale e spirituale, e una conoscenza delle cose acquisita soprattutto con la riflessione e l’esperienza, ma io più li guardo e più penso che uno tra Napolitano e il Treccani sbaglia e, sinceramente, mi fido di più del Treccani. 

Buona Pasqua, disse il saggio.

25/03/13

Ricchetti, tu vuò fa l'americano.

Matteo Richetti, deputato renziano del Pd, con grandissimo tatto: "Se oggi facessimo una lista civica «Renzi per cambiare l’Italia» prenderebbe molti più consensi del Partito democratico. E questa è l’unica strada da percorrere".

Ormai è chiara l'idea americana della politica dei renziani. Eliminare i finanziamenti pubblici ai partiti in favore di quelli privati (anche se non si è ancora capito chi ha contribuito economicamente alla campagna elettorale di Renzi alle primarie), aprire e chiudere i partiti solo in campagna elettorale, un leader scelto alle primarie e gli altri tutti elettori, diventare democratici (appartenere al PD) solo in campagna elettorale dalle primarie in poi. Nessuna discussione dentro i partiti.

Per fortuna negli Stati Uniti si sta facendo il percorso contrario, si stanno italianizzando.
Si parla di aumentare il finanziamento pubblico e Obama ha intenzione di tenere aperto il partito anche fuori dalla campagna elettorale. Oh Ricchetti (ma rivolto a tutti i renziani) tu vuò fa l'americano.


23/03/13

Responsabilità & Scilipotismo. Come siam messi.

Nella politica il cambio di casacca durante una legislatura è sempre esistita, in Italia. Questo fenomeno è frutto degli interessi personali o di un gruppo, come quelli dell'Onorevole Scilipoti che nel governo precedente salvò il governo Berlusconi dalla sfiducia passando dal partito antiberlusconiano per eccellenza, Italia dei Valori, a un gruppo misto in sostegno al Cavaliere.
Ci sono anche casi rarissimi dove non ci sono tornaconti personali ma quelli stessi interessi si vogliono contrastare e allora si sceglie di abbandonare quel gruppo.

Oggi è difficile che l'opinione pubblica vede una mossa del genere come una protesta o una lotta contro una cattiva politica e in difesa di certi valori ormai persi.

Lo stesso Bersani ha più volte ribadito che bisogna fermare questo fenomeno dello Scilipotismo. Ieri ci sono stati i primi movimenti di politicamercato.
Si è costituito il gruppo GAL al Senato, composto da senatori della coalizione di centrodestra. Secondo gli esperti, questo gruppo voterà la fiducia al governo Bersani. Una mossa non certo felice, ma si tratta veramente di Scilipotismo?

Andiamo con ordine. Ieri il Presidente Napolitano ha dato il mandato di governo al vincitore delle primarie e delle elezioni Pierluigi Bersani. Il leader della coalizione di centro sinistra ha la maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato, quindi deve capire chi lo sosterrà in questo governo. Il PDL ha già dato la sua disponibilità in cambio di Gianni Letta presidente della Repubblica, ma il PD non vuole saperne di fare un governo con il PDL essendo loro i responsabili della situazione socioeconomica odierna; anche perché una mossa del genere porterebbe il Partito Democratico verso l'abisso.

Più responsabile si è dimostrata la Lega Nord, che sarebbe disposta a votare la fiducia senza chiedere nulla in cambio. La Lega è interessata a dare subito un governo all'Italia e riconosce la vittoria di Bersani. Le carte in tavola però sono cambiate e lo stesso Berlusconi chiede ai leghisti di non dare la fiducia se il PD non garantisce l'elezioni di un Presidente della Repubblica moderato.

Il PD lavora su Lista Civica e sul Movimento 5 Stelle senza compravendita di Senatori, ma sugli otto punti presentati da Bersani che Napolitano ha trovato eccellenti. Lista Civica non fa nulla per nulla, chiedono qualcosa in cambio. C'è da capire cosa, però. Anche perché Bersani ha ribadito che non ci saranno accordi sottobanco.

Anche i grillini continuano a chiedere qualcosa in cambio. A Napolitano hanno detto esplicitamente o un governo a 5 stelle oppure la Copasir e la vigilanza Rai. Per ottenere queste poltrone, il Movimento deve stare all'opposizione e questo è un altro motivo, oltre a quelli ormai noti, per cui i grillini non voteranno la prima fiducia.

E poi c'è GAL, il gruppo già ribattezzato scilipotista. I dieci senatori si dicono favorevoli a sette punti su otto presentati da Bersani. Possiamo definire scilipotista un gruppo che nasce per garantire la nascita del governo Bersani? A parer mio no. C'è differenza tra questo gruppo e la mossa di Scilipoti e Razzi. Il punto principale è uno, Bersani non è in grado di garantire nulla a questi dieci senatori, non ha milioni da regalare e non è nelle sue prassi fare mosse del genere. Altra questione da non sottovalutare è che Scilipoti e Razzi salvarono un governo, GAL potrebbe (perché nulla è ancora chiaro) dare il via libera alla nascita di un governo. Le differenze sono due ma sostanziali.

Facendo due conti al Senato, se Bersani è bravo tatticamente, ottiene la maggioranza. E i conti sono presto fatti, il PD ha 109 senatori, SEL 7, gruppi autonomisti 10, Lista Civica 20, GAL 10, Monti, Colombo e Ciampi. Totale 159, la maggioranza assoluta è 158.

Secondo alcuni, Bersani durerà poco con questi voti in quanto se non esiste un'alleanza ferrea ci potrebbe essere da subito una mozione di sfiducia. Il problema invece deve essere posto sulle singole proposte. Con il programma degli otto punti, Bersani avrebbe la fiducia, volta per volta, o del Movimento 5 Stelle oppure delle forze centriste guidate da Monti.
Sarebbe normale, invece, che la fiducia si votasse solo la prima volta e non a ogni singola proposta di legge come dice Civati.

A questo punto Bersani deve garantirsi un Pass che può arrivare da Monti e GAL, per poi ottenere una maggioranza assoluta al Senato ogni volta diversa ma sui temi e non sugli interessi personali.

22/03/13

#ServizioPubblico


Ieri sera ho deciso di guarda Servizio Pubblico. Da tanti mesi non lo guardo e Italia - Brasile è un buon motivo per proseguire questo periodo. Ma ieri c'era il mio amico Civati e ho sempre fatto il possibile per ascoltarlo ogni volta che è andato in tv.
Sono rimasto sconvolto da come viene gestita la trasmissione. Sia Civati che Lara Comi del Popolo delle Libertà hanno parlato pochissimo. Le vignette di Vauro probabilmente sono durate di più rispetto alla somma degli interventi dei due ospiti.

C'è stata la copertina di Santoro. Un monologo che fa il punto della situazione, ma molto soggettivo. A seguire l'intera intervista di Beppe Grillo con una giornalista turca dove ha parlato di democrazia strana, di inciuci e di quanto è bello il MoVimento 5 Stelle. Un'intervista, in due blocchi, che è durata almeno venti minuti.
Poi è il turno di Sgarbi. Uomo coltissimo ma dimostra che di politica ne capisce ben poco. Ne approfitta ogni volta per far emergere la sua cultura, anche quando deve rispondere a domande sulla situazione politica. Insomma, dire che Grillo dopo che se n'è andato da Napolitano poteva andare a una mostra a parer mio non ha tanto senso. Però parla tanto, gli viene chiesto e si prende la parola come una vecchia volpe dei talk show.
C'è Travaglio e non è una novità. Attacca tutti e non è una novità. Dice che tra Grasso e Schifani non c'è tanta differenza. Continuo a pensare che tra Travaglio e Severgnini, Gramellini, Menichini e Cerasa (senza scomodare mostri sacri) ce n'è tantissima di differenza.

Danno la parola a Civati, parla solo se chiamato in causa, educatamente, e risponde bene. Chiaro e genuino. Ma Santoro, Travaglio, Sgarbi e Comi fanno a turno per interromperlo. E lamentarsi di non aver interrotto nessuno e di voler finire il discorso è una frase della vecchia politica, e non lo dice. Ma lo dico io.

Parla Lara Comi, la interrompe solo Santoro, una volta Civati che mette in evidenza le responsabilità del PDL rispetto a quelle del PD. Santoro si infuria, non è possibile che ancora oggi i partiti si accusino di mancata responsabilità. Non accetta che Civati metta in evidenza le differenza tra PD e PDL, deve passare la linea Grillo - Travaglio che sono tutti uguali, che fanno gli inciuci e che tutti hanno la stessa responsabilità. Toglie la parola a Comi e Civati, che per poco si sono dimenticati di come si parla, e interroga Sgarbi che dimostra ancora una volta che passa troppo tempo alle mostre e poco a leggere i giornali.

Arriva la sorpresa, la telefonata del Presidente Grasso che invita Travaglio a un contraddittorio. Non accetta le accuse che gli sono state rivolte senza potersi difendere. Ogni essere umano ha il diritto di difendersi, immaginiamoci il Presidente del Senato. Travaglio rimane impietrito come un carabiniere che ti trova la canapa in tasca. Come quando tuo padre ti trova in camera da letto masturbandoti. Grasso lo invita in una qualsiasi trasmissione nei prossimi giorni, senza aspettare una settimana per tornare da Santoro.
Travaglio si difende dicendo che tutta la stampa è con Grasso e per uno che lo critica se la prende così. Travaglio, nonostante l'esperienza pluridecennale tra stampa e tribunali, non concepisce ancora la differenza tra libertà di informazione e diffamazione.

La puntata si conclude con le vignette di Vauro e capisci che è in caduta libera, che Makkox lo ha spazzato via, rottamato. E non vedi l'ora che sia Domenica per guardare Gazebo.

In sintesi, Santoro potrebbe fare a meno di invitare ospiti politici. Basterebbero i suoi dialoghi con Travaglio, la sua copertina, l'intervista ad un giornalista estero di Grillo, il monologo di Travaglio, un servizio di Giulia Innocenzi sul MoVimento e le vignette di Vauro. E la trasmissione è fatta anche senza scomodare i politici.

05/03/13

Avete presente le partite di beneficenza?

Avete presente le partite di beneficenza? Per una giusta causa si sfidano attori e cantanti, e a volte i piloti. Non sono calciatori professionisti, ma giocano a calcio.
Nessuno ruba l'incasso, nessuno scommette sulla partita, l'arbitro chi se lo compra? Non ci sarà mai una rissa. Non è una partita di calcio professionistico.

Immaginate se nel calcio arrivassero gli attori, i cantanti e i piloti.
Non sarebbe calcio, però loro non rubano. Guarda la faccia di Eros Ramazzotti, non è una faccia pulita? Però non riesce a stoppare un pallone.

Immaginate questi calciatori dalla faccia pulita che scrivono nel loro blog che a parte lo scandalo calcioscommesse, Cristiano Doni era un grandissimo calciatore. Ma poi il giorno dopo smentiscono dicendo che era un bravo calciatore sino al calcioscommesse.
Non sanno dove si trova lo stadio, tanto li porta il pullman. Oppure non sanno in quanti si scende in campo, l'importante è essere la metà di quelli che giocano solitamente.
I calciatori tutti devono ridursi tutti lo stipendio come faranno loro, i tifosi non devono pagare l'ingresso ma non sanno come pagare la manutenzione e la sicurezza dello stadio. Immaginate la scelta del capitano, lo sceglie il presidente e a loro va bene a prescindere perché quello che decide il presidente non si discute, ma ogni tre mesi bisogna cambiarlo.

E per colpa di gente come Doni, Masiello e Gervasoni in ogni intervista la squadra e il presidente dicono che i calciatori sono tutti disonesti e ladri. Tranne loro che hanno la faccia pulita. Apriranno il calcio come una scatoletta di tonno. E non serve a nulla se le società di questi tre disonesti hanno stracciato il loro contratto e hanno aiutato la magistratura. Tutti uguali. Punto.

Ma di calcio non capiscono nulla, né i regolamenti né la tattica. Il quattroquattrodue? Il quattrotretre? Quelle sono scommesse di sicuro. Quelli che hanno Bwin come sponsor vinceranno lo scudetto.

Gli arbitri sono tutti servi delle grandi squadre, loro vogliono solo arbitri stranieri. E in campo i calciatori non ci devono parlare con gli arbitri, nemmeno stringere la mano, altrimenti verranno messi fuori rosa.

E allora ci provano tutti a spiegarlo, tifosi, calciatori, allenatori, arbitri e presidenti. Ma loro non ne vogliono sentire, loro vogliono cambiare il calcio. E chi se ne frega se negli altri Paesi europei funziona così? Loro vogliono uscire dalla Fifa.

Ecco, questo sarebbe calcio? E quella sarebbe politica?



03/03/13

Rimborsi elettorali.



Studiando e approfondendo il discorso del costo della politica, mi sono imbattuto sul discorso del rimborso elettorale.
Si narra tra molti che un Referendum aveva abolito il finanziamento ai partiti. È bene ricordare che ci sono due sistemi di finanziamento pubblico ai partiti, il finanziamento pubblico e il rimborso elettorale. Il referendum ne ha fatto cadere solo uno, mentre l’altro è rimasto in piedi. Nulla di illegale e di sconvolgente, tanto che la maggior parte dei Paesi (anche quelli sottosviluppati) erogano soldi pubblici ai partiti.

Quindi abbiamo due grossi problemi: il costo del rimborso elettorale e la gestione dei soldi da parte dei partiti.
Innanzi tutto dobbiamo trovare una congrua somma a un parametro economico o socioeconomico. Per esempio, la disoccupazione o il Pil. Prendiamo come esempio il Pil, con tutti i suoi difetti ma rimane un esempio. Diciamo chiaramente che la quota per il rimborso elettorale è pari allo 0,003% del Pil. Supponiamo, sempre dimenticando i dati reali, che questa cifra ammonta a 100 milioni di euro.
Ora che c’è la torta va divisa. In che modo?  Seguendo le percentuali del risultato elettorale con una soglia di sbarramento dell’1%. Quindi più la politica gestirà male la cosa pubblica e meno rimborsi elettorali ottiene.
L’altro punto è la gestione dei soldi da parte dei partiti. Innanzi tutto si devono regolarizzare i partiti. Devono avere uno statuto e le regole devono essere uguali per tutti i partiti. Dall'elezione degli organismi dirigenti fino alle cause che possono portare l’espulsione di un iscritto.

Inoltre i bilanci devono essere certificati dalla Corte dei Conti e le fatture devono essere tutte pubbliche, nessuna esclusa. I bilanci devono essere online e consultabili da tutti. Le pene devono essere pesanti, il carcere è una misura obbligatoria.
Sarà inoltre vietato ricevere denaro da privati superiore ai 500 euro anche se il pagamento è tracciabile. Una seconda donazione è possibile solo in campagna elettorale ma deve essere inferiore alla metà della prima donazione.

Misure stringenti e trasparenza. È impensabile che una democrazia possa rinunciare ai partiti finanziati pubblicamente. Si pensi agli Stati Uniti dove le lobby fanno a gara nel finanziare i partiti per ottenere favori e scudi in cambio. Si pensi alle lobby delle armi, per esempio.
Il Brasile, grande forza economica emergente, vieta i finanziamenti privati ai partiti.
La democrazia ha i suoi costi, in Italia sono troppi e vanno tagliati, ma bisogna stare attenti a cosa si taglia perché la politica non può diventare roba per pochi, ricchi.