02/11/12

Anziana voleva vendere la fede nuziale per pagare le bollette.

Da una settimana guardavo un vestito in una vetrina di un negozio di Oristano. Lavoro tutto il giorno tutti i giorni, ma conti alla mano per me è troppo caro. La mia fantasia non mi e' affatto d'aiuto in questi casi, già me lo immaginavo indosso. Poi questa mattina mi è venuta in mente una scatolina piena di chincaglierie d'argento che tengo in casa, pezzi di nessun valore né artistico né affettivo, ma conservo sempre queste cose, che non si sa' mai, è comunque un materiale prezioso. L'ho aperta, perché non andare in uno di questi negozi "compro oro"?Trasformerà il mucchietto in gruzzolo, entrerò nel negozio di abbigliamento, indicherò con il dito la vetrina alla commessa, dirò "quello" e da lì in poi conquisterò il mondo. 

Vi ho già parlato del potere della mia fantasia? Ci sono andata, tutta beata e felice, il migliore dei miei sorrisi stampato in faccia. 
Entro, "buongiorno" dice la ragazza dietro una sorta di vetro di sicurezza. "Ciao" rispondo io, non per maleducazione, ma ero così di buon umore che avrei trattato in maniera amichevole anche il mio peggior nemico, se lo avessi, ma non credo di averne, sono troppo amabile. C'è una signora anziana prima di me, già al banco. L'unica cosa che mi ha colpito inizialmente è stata la gonna, chiaramente di un costume sardo, nera lunga e con le pieghe, mi sono soffermata un'attimo su di lei, ma poco davvero, poi l'occhio mi è caduto sulla macchinetta del caffè. Sì, quasi quasi sessanta centesimi e un minuto dopo ero ancora seduta sorseggiando un thè caldo e mi davo già un tono pensando al dopo. Le gambe accavallate, inizio a dondolare il piede, è un vizio che ho ereditato da mia mamma, un segnale di inizio noia, io nemmeno me ne rendo conto ormai. Butto il bicchiere vuoto e riguardo la gonna nera, poi alzo lo sguardo, ha anche il fazzoletto in testa, che carine le donne che ancora vestono in costume, e sorrido. Nella gonna ha una tasca, afferra un fazzoletto, si asciuga gli occhi, ed a me si congela il sorriso. Troppo intenta a pensare ad un vestito per guardare meglio la scena. Piangeva senza fare rumore, davanti a quel bancone mentre la ragazza testava con un reagente l'autenticità dell'oro. E anche la commessa non si era resa conto di nulla, perché quando la ragazza le dice il valore dell'oggetto (settanta euro) aggiunge subito "signora,tutto a posto? Vuole pensarci un po'?" 

Non credo fosse assunta da tanto, si sentiva chiaramente che era ancora sensibile, troppo. La signora piange più forte, ma senza lamenti, sempre quasi in silenzio, si soffia il naso e poi dice con voce chiara "me la passa un'attimo che le do' un bacio prima?", gliela passa, la gamba mi si blocca, passata la noia, passato il sorriso, bloccata la fantasia. Avvicina alle labbra una fede nuziale, adesso il pianto e' rumoroso, ma come promesso da' il bacio e restituisce l'oggetto. Contemporaneamente la ragazza esce fuori da una porticina ed io mi avvicino alla signora. Nello stesso momento infrante privacy e sicurezza, che persone scorrette. Nessuna dice nulla, la signora tira di nuovo fuori il fazzoletto, la ragazza ha gli occhi lucidi, ed io ferma "signora si calmi, si sieda..gliela rido', torna a casa e ci pensa". Singhiozzi. "No,no, la vendo, mi scusi, mi servono davvero, non ce la faccio con la pensione, è arrivata una bolletta e dicono che se non pago danno all'avvocato, ed io ho sempre pagato tutto, ma adesso non ne ho più, e non vogliono aspettare alla prossima pensione.."
Ecco, dopo lo sfogo il pianto diventa rumoroso "io ho sempre pagato tutto, ma adesso non ne ho, e questi mi basterebbero." 
Ancora più rumoroso, e poi si aggiunge quello della ragazza. Davvero, troppo giovane e con un cuore per lavorare lì, ma e' un lavoro, e deve farlo. Io sono sempre in silenzio, gelata, razionalizzo "puoi valutare il mio argento mentre la signora si calma un po'?" La ragazza credo mi abbia guardato con odio pensando. "Ma guarda questa, tutta questa fretta??". "Va bene", risponde.

Ha fatto sedere la signora, le ha detto un attimo, "sbrigo la (stronza) signorina e torno".
Fatto le analisi, appurato che è argento, pesato e centosette euro. Che bello, viva la saggezza del conservare. Certo che mi vanno bene, "dia dia". Il vestito ne costa novanta, vestito? Quale vestito?? Non mi farebbe mica tornare il sorriso quella cosa addosso. Non ora, non oggi. Prendo i soldi, ne tolgo settanta, vado dalla signora seduta e mi piego sulle ginocchia "signora, guardi, ecco i settanta euro, non pianga pero'." Li prende, mi guarda, la ragazza riesce dalla porticina, mi guarda, dai pero', basta fissarmi che mi imbarazzo. 

Mi alzo verso di lei, e un po' sottovoce le dico "Asco', ti spiace se restituiamo la fede alla signora? So' che per te è un mancato guadagno, però non lo diciamo a nessuno" mi riguarda, fa' un sorriso enorme, "certo (santa subito) signorina" torna dietro, prende la fede e la rida' alla signora. Lei si alza, la prende, le da' di nuovo un bacio "grazie" e me la porge. Ecco,adesso i miei occhi diventano lucidi. Lo ammetto, mi scendono anche un po' di lacrime, un po' tante. "No signora, questa è sua, non gliela sto' comprando io, è sua (spero per tanto, ma in cuor mio non so', le bollette sono mensili), prenda tutto e vada a casa. Mi fissa di nuovo." 
"Grazie. lei e' un'angelo, come si chiama??"
"Angela" 
E sorridiamo.
"Visto?? Lei e' un angelo" e mi afferra la mano e mi da' un bacio.
Inizio a trovarmi a disagio però, quindi saluto veloce, devo correre al lavoro. Prima di uscire però una curiosità "ma tu da quanto lavori qui?"
"Un mese circa"
Avevo ragione, ma io ho sempre ragione. Troppo poco.
Ho scritto qui questa mia esperienza mattutina non per avere applausi, non perché qualcuno clicchi mi piace, ho scritto qui perché si sappia a che punto siamo, perché si sappia che ci sono persone in giro costrette a vendere i ricordi, ho scritto qui perché io oggi, grazie ad una rinuncia, sono vestita del migliore dei miei sorrisi...
e mo' vado da papa' a vedere se me lo compra lui..

Una vera storia raccontata da Angela Zuccheddu.

Voleva vendere la sua fede nuziale. A Oristano una brutta storia finita, forse, bene.

Da una settimana guardavo un vestito in una vetrina di un negozio di Oristano. Lavoro tutto il giorno tutti i giorni, ma conti alla mano per me è troppo caro. La mia fantasia non mi e' affatto d'aiuto in questi casi, già me lo immaginavo indosso. Poi questa mattina mi è venuta in mente una scatolina piena di chincaglierie d'argento che tengo in casa, pezzi di nessun valore né artistico né affettivo, ma conservo sempre queste cose, che non si sa' mai, è comunque un materiale prezioso. L'ho aperta, perché non andare in uno di questi negozi "compro oro"?Trasformerà il mucchietto in gruzzolo, entrerò nel negozio di abbigliamento, indicherò con il dito la vetrina alla commessa, dirò "quello" e da lì in poi conquisterò il mondo. 

Vi ho già parlato del potere della mia fantasia? Ci sono andata, tutta beata e felice, il migliore dei miei sorrisi stampato in faccia. 
Entro, "buongiorno" dice la ragazza dietro una sorta di vetro di sicurezza. "Ciao" rispondo io, non per maleducazione, ma ero così di buon umore che avrei trattato in maniera amichevole anche il mio peggior nemico, se lo avessi, ma non credo di averne, sono troppo amabile. C'è una signora anziana prima di me, già al banco. L'unica cosa che mi ha colpito inizialmente è stata la gonna, chiaramente di un costume sardo, nera lunga e con le pieghe, mi sono soffermata un'attimo su di lei, ma poco davvero, poi l'occhio mi è caduto sulla macchinetta del caffè. Sì, quasi quasi sessanta centesimi e un minuto dopo ero ancora seduta sorseggiando un thè caldo e mi davo già un tono pensando al dopo. Le gambe accavallate, inizio a dondolare il piede, è un vizio che ho ereditato da mia mamma, un segnale di inizio noia, io nemmeno me ne rendo conto ormai. Butto il bicchiere vuoto e riguardo la gonna nera, poi alzo lo sguardo, ha anche il fazzoletto in testa, che carine le donne che ancora vestono in costume, e sorrido. Nella gonna ha una tasca, afferra un fazzoletto, si asciuga gli occhi, ed a me si congela il sorriso. Troppo intenta a pensare ad un vestito per guardare meglio la scena. Piangeva senza fare rumore, davanti a quel bancone mentre la ragazza testava con un reagente l'autenticità dell'oro. E anche la commessa non si era resa conto di nulla, perché quando la ragazza le dice il valore dell'oggetto (settanta euro) aggiunge subito "signora,tutto a posto? Vuole pensarci un po'?" 

Non credo fosse assunta da tanto, si sentiva chiaramente che era ancora sensibile, troppo. La signora piange più forte, ma senza lamenti, sempre quasi in silenzio, si soffia il naso e poi dice con voce chiara "me la passa un'attimo che le do' un bacio prima?", gliela passa, la gamba mi si blocca, passata la noia, passato il sorriso, bloccata la fantasia. Avvicina alle labbra una fede nuziale, adesso il pianto e' rumoroso, ma come promesso da' il bacio e restituisce l'oggetto. Contemporaneamente la ragazza esce fuori da una porticina ed io mi avvicino alla signora. Nello stesso momento infrante privacy e sicurezza, che persone scorrette. Nessuna dice nulla, la signora tira di nuovo fuori il fazzoletto, la ragazza ha gli occhi lucidi, ed io ferma "signora si calmi, si sieda..gliela rido', torna a casa e ci pensa". Singhiozzi. "No,no, la vendo, mi scusi, mi servono davvero, non ce la faccio con la pensione, è arrivata una bolletta e dicono che se non pago danno all'avvocato, ed io ho sempre pagato tutto, ma adesso non ne ho più, e non vogliono aspettare alla prossima pensione.."
Ecco, dopo lo sfogo il pianto diventa rumoroso "io ho sempre pagato tutto, ma adesso non ne ho, e questi mi basterebbero." 
Ancora più rumoroso, e poi si aggiunge quello della ragazza. Davvero, troppo giovane e con un cuore per lavorare lì, ma e' un lavoro, e deve farlo. Io sono sempre in silenzio, gelata, razionalizzo "puoi valutare il mio argento mentre la signora si calma un po'?" La ragazza credo mi abbia guardato con odio pensando. "Ma guarda questa, tutta questa fretta??". "Va bene", risponde.

Ha fatto sedere la signora, le ha detto un attimo, "sbrigo la (stronza) signorina e torno".
Fatto le analisi, appurato che è argento, pesato e centosette euro. Che bello, viva la saggezza del conservare. Certo che mi vanno bene, "dia dia". Il vestito ne costa novanta, vestito? Quale vestito?? Non mi farebbe mica tornare il sorriso quella cosa addosso. Non ora, non oggi. Prendo i soldi, ne tolgo settanta, vado dalla signora seduta e mi piego sulle ginocchia "signora, guardi, ecco i settanta euro, non pianga pero'." Li prende, mi guarda, la ragazza riesce dalla porticina, mi guarda, dai pero', basta fissarmi che mi imbarazzo. 

Mi alzo verso di lei, e un po' sottovoce le dico "Asco', ti spiace se restituiamo la fede alla signora? So' che per te è un mancato guadagno, però non lo diciamo a nessuno" mi riguarda, fa' un sorriso enorme, "certo (santa subito) signorina" torna dietro, prende la fede e la rida' alla signora. Lei si alza, la prende, le da' di nuovo un bacio "grazie" e me la porge. Ecco,adesso i miei occhi diventano lucidi. Lo ammetto, mi scendono anche un po' di lacrime, un po' tante. "No signora, questa è sua, non gliela sto' comprando io, è sua (spero per tanto, ma in cuor mio non so', le bollette sono mensili), prenda tutto e vada a casa. Mi fissa di nuovo." 
"Grazie. lei e' un'angelo, come si chiama??"
"Angela" 
E sorridiamo.
"Visto?? Lei e' un angelo" e mi afferra la mano e mi da' un bacio.
Inizio a trovarmi a disagio però, quindi saluto veloce, devo correre al lavoro. Prima di uscire però una curiosità "ma tu da quanto lavori qui?"
"Un mese circa"
Avevo ragione, ma io ho sempre ragione. Troppo poco.
Ho scritto qui questa mia esperienza mattutina non per avere applausi, non perché qualcuno clicchi mi piace, ho scritto qui perché si sappia a che punto siamo, perché si sappia che ci sono persone in giro costrette a vendere i ricordi, ho scritto qui perché io oggi, grazie ad una rinuncia, sono vestita del migliore dei miei sorrisi...
e mo' vado da papa' a vedere se me lo compra lui..

Una vera storia raccontata da Angela Zuccheddu.